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Stigma sulla salute mentale, un piccolo diario.

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‘’Non posso mai leggere tutti i libri che voglio; Non posso mai essere tutte le persone che voglio. Non posso mai allenarmi in tutte le competenze che voglio. E perché voglio? Voglio vivere e sentire le sfumature, i toni e le variazioni di tutte le esperienze fisiche e mentali possibili nella mia vita. E sono orribilmente limitata’’
-Sylvia Plath, The Unabridged Journals of Sylvia Plath

L’ansia, l’introversione ed una sensibilità che sembra schiacciarmi come un kettlebell di 50 kg ogni giorno, mi hanno accompagnata fin da quando ne ho memoria.
A 9 anni avevo la coscienza e l’accortezza di un essere immortale che ha già vissuto cento vite. Mentre i miei coetanei  vivevano le loro vite tranquillamente, giocavano, avevano il permesso di fare errori ed urlare e fare i capricci, io notavo la frustrazione degli adulti, la loro stanchezza, rabbia e tristezza. Da lì ho fatto del mio meglio per prendere meno spazio possibile, fare meno rumore possibile. Mi ero rinchiusa in una piccola gabbia claustrofobica e la chiave l’aveva una tigre che stava lì davanti a guardare ogni mio movimento, se uscivo sarei morta all’istante. Potevo uscire, i ferri della gabbia, seppur così piccola da soffocarmi, erano larghe, e potevo cacciar via la tigre, fondamentalmente era tutto nella mia testa, ma non ci riuscivo. Ero bloccata.
‘’Lei gli ha detto che sognava di scappare. Questo era tutto quello che sognava…scappare. Lei vedeva se stessa di notte, correndo nuda su un’autostrada…correndo giù per i campi, correndo giù per i letti dei fiumi. Sempre a correre’’
-Paris, Texas.
Tutto solo per ottenere il titolo della ragazzina tranquilla, che non dà problemi, anche a costo del mio benessere personale.
Mia madre scherza e si vanta tutt’ora su come da bambina potesse mettermi sul divano davanti alla TV per ore ed ore per poi ritrovarmi sempre nella stessa posizione di partenza, ma quello che lei non conosceva era la mia grandissima paura di dare fastidio. ‘’Dare fastidio’’, due parole che mi davano il terrore.
Crescendo, invece, con mio stupore, ho iniziato a notare che a scuola non prendevano bene questi miei comportamenti, anche se avevo voti alti e studiare mi piaceva. L’essere introversi era visto come una malattia, qualcosa di cui ci si doveva liberare al più presto, perciò ho cercato di fare anche questo…fallendo miseramente.

*****************************Piccola intromissione*****************************************
Se hai paura di essere visto e di prendere spazio, potrebbe essere collegata ad una cosa chiamata ‘’vergogna cronica’’, ma ora voglio dare un’altra interpretazione. Questo è solo un esempio preso da un terapeuta, ma potete vedere se è possibile applicarlo alla vostra vita. Diciamo che sei cresciuto intorno a qualcuno che è emotivamente e/o fisicamente abusivo, qualcuno che urla, qualcuno che è molto esplosivo. E diciamo, per esempio, che questa persona abbia un grande successo e sia popolare, ed il mondo al di fuori la percepisce come sicura di sè. Quindi quello che state imparando è che ciò che il mondo vede come sicuro di sè, la verità è che sia in realtà qualcosa a che fare con l’essere abusivo.
Ora, le persone generalmente rispondono in 2 modi: o assumono quella versione e diventano ancora più grandi e ancora più esplosivi, o si ritraggono e chiudono e rifiutano l’idea dell’aver sicurezza in loro stessi del tutto. Se quest’ultimo siete stati voi è perché era più importante per te considerare le esperienze degli altri quindi, al fine di evitare di ferire quelli intorno a te, si è scelto il minore dei due mali che è quello di rimanere piccolo.
A volte potrebbe essere vero, alcune persone praticano la loro grandezza in modo offensivo, come se la loro grandezza richieda il prendere il loro potere dagli altri, ma questa non è l’unica versione dell’espansività, audacia, disponibilità. C’è una versione dell’essere visti ed espansivi in cui si genera amore, sei così caldo, amorevole e gentile che la grandezza della tua energia dà vita a tutto ciò che ti circonda. Se si desidera tutto ciò, che ci sono alcune cose da tenere a mente. Uno, ti devi impegnare dull’essere consistenti su questo impegno ed essere aperti all’apprendimento. Due, devi capire che l’azione e l’esperienza sono le cose che ti insegnano a farlo, devi fare le cose che hai paura di fare. E 3, devi cercare di sviluppare un rapporto amorevole con la versione piccola di te, che ha paura.
Fatti queste domande:
-Quali erano le cose che hai imparato sull’essere sicuri di sé? Hai imparato che esserlo potrebbe andare a significare fare del male agli altri?
-Quali modelli nella tua vita potrebbero essere connessi su come hai imparato tutto ciò? Quali sono i modi in cui rimani piccol* in modo da non fare del male agli altri?
-Qual’è la tua versione dell’amare, l’essere coraggiosi e sicuri di sé? Qual’è la tua versione di grandezza che vorresti crearti, incarnare ed insegnare al mondo?
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A casa ed a scuola l’ambiente era esplosivo, dovevo camminare su un asfalto fatto di ghiaccio che poteva rompersi da un momento all’altro, perciò l’unica cosa che sono riuscita a creare era una facciata da ragazza fredda e alessitimica, quasi aggressiva, così da almeno nascondere tutta quell’esplosione di emozioni che tenevo racchiuse dentro, non sia mai possa ‘’dare fastidio’’, importunare qualcuno con la mia presenza. Ma anche quello non andava bene. Non andava mai bene niente, era questo il punto. Qualcuno a volte cercava di sviare la tigre, ucciderla e prendere la chiave, ma non glielo lasciavo fare.
Ti dicono di essere te stessa, ma dal mio punto di vista ‘’me stessa’’ erano forse dieci persone diverse. Tutti quegli anni passati a mascherare ed il voler piacere agli altri a tutti i costi hanno causato il mio essere malleabile a piacimento, ero come un’attrice. Con alcuni amici avevo un certo tipo di personalità, con altri un’altra, a scuola avevo un certo tipo di personalità, in famiglia un’altra ancora, e così via, ma nessuno effettivamente mi conosceva. Una ragazza emotiva, piena d’amore, incredibilmente insicura, magari anche strana, ma ero *io*. Una persona che si sentiva fuori posto ovunque andasse.
Però tutto questo era solo la punta dell’iceberg.
Ero uscita dalla gabbia mentre la tigre dormiva, ma sono inciampata subito dopo. La tigre si è svegliata e da lì sono perennemente in fuga per non lasciare che mi raggiunga. A volte si avvicina pericolosamente e riesce a mordere un pezzo del mio corpo, altre volte è lontano e riesco a rilassarmi.
Appena finita la scuola, sono iniziati i primi segni di disturbo ossessivo compulsivo, che, come se non bastasse, ha iniziato ad inondare le mie giornate e le mie corse dalla tigre con una pioggia abbattente.
Il disturbo ossessivo compulsivo è veramente una malattia trascurata ed erroneamente giudicata, tanto che neanch’io sapevo di averla o cosa fosse per tanti tanti anni.
Quando una persona qualunque pensa ad un pensiero intrusivo, va a pensare a cose come ‘’ora mi tingo i capelli di viola’’, ma quelli sono solo pensieri *impulsivi*, è ora di capire questa differenza abissale.
Viverci è come avere una piccola vocina in testa che ti bombarda di domande come ‘’ma se questo succedesse, ma se in realtà fossi una brutta persona e stia manipolando gli altri nel pensare il contrario, ma se fossi attratta da… *cose taboo*, ma se avessi fatto qualcosa di orribile e non lo ricordo, se qualcosa fosse successo a ME e non lo ricordo’’ e tanto tanto altro, è tutto un ‘’ma se’’. Sono pensieri intrusivi egodistonici che vanno ad attaccare quello che sono i tuoi valori. Possono essere sulla religione, sessualità, sulle relazioni con gli altri, sugli eventi del passato e/o futuro, pensieri di danno verso gli altri o te stess*, o anche pensieri ipocondriaci, o ancora tutti questi insieme.
In una persona ‘’normale’’, questo tipo di pensieri verrebbero cacciati via subito se mai si presentassero, in persone con disturbo ossessivo compulsivo, invece, questi pensieri causano una ruminazione constante e varie compulsioni. Come ‘’testare’’ per vedere se quei pensieri siano veri oppure no, sei ferm* a dubitare le tue morali, il tuo cervello ti dice che devi fare determinate azioni (lavarsi le mani/i denti/il corpo/i piatti o qualsiasi altra cosa per un determinato numero di tempo/volte e se non lo fai in modo perfetto devi ricominciare da capo, controllarsi allo specchio per ore, stare a cercare su google per ore, rileggere una frase cento volte, essere ossessionati da articoli e notizie e compararsi, ecc ecc)  per avere un minimo di sollievo ma fondamentalmente è un sollievo temporaneo, il che porta queste compulsioni e ruminazioni ad essere così ripetitive da rovinare le tue giornate, la tua vita, i tuoi piani. Il tutto ti causa ansia, attacchi di panico, vergogna,  sensi di colpa, depersonalizzazione.
Questa malattia è così implacabile e straziante, non volevo nient’altro se non farmi del male in ogni modo possibile, punirmi, uscire dal mio corpo, non mi sentivo degna dell’amore da parte dei miei amici o della mia famiglia, è qualcosa di veramente disabilitante.
Abbiamo solo quella comprensione innata di cosa vuol dire avere pensieri intrusivi e violenti letteralmente 24 ore al giorno. Non puoi pensare a nient’altro, e ti senti come se stessi indossando una maschera tutto il tempo perché hai sempre questo strato di orrore e rumore dietro ai tuoi occhi. Passi la tua vita a fare la parte di un frontman, o almeno è così che mi sento da più di un decennio.
Lo psicologo, la terapia, e (nel mio caso) gli psicofarmaci, stanno riuscendo a far sbiadire piano piano la sagoma di quella tigre che mi segue ed accompagna da quando sono bambina e non potrei esserne più grata. Non sono cose ‘’per pazzi’’, o magari si, ma ci sono svariate problematiche che non possono essere nascoste o trattate da noi stessi. Non è colpa tua, o magari qualche colpa ce l’hai, nessuno è perfetto, ma una persona veramente cattiva non sta a fermarsi a pensare se sia cattiva o meno. Hai quest’idea in testa dove l’unica volta in cui sei degno d’amore è quando sei al tuo meglio, sei comunque degno di essere amato quando sei al tuo peggio, sei degno di essere amato quando non vuoi più andare avanti, sei degno di essere amato anche quando tu stesso non ti ami, sei umano e perciò sempre degno di essere amato,  non farti mai convincere del contrario.
La buona notizia è che non stai (e non starai mai) andando indietro. Non annullerai mai i tuoi progressi o disimparerai le cose belle che hai impiegato così tanto tempo a scoprire. Tutto, anche il fallimento o un errore o una decisione sbagliata, è progresso: se non si ci riesce subito, s’impara e se necessario s’impara di nuovo la stessa lezione di vita. Qualunque cosa sia, per quanto possa far male, stai comunque andando avanti.
Afferra quella mano che ti viene presentata, alzati e riprenditi la tua vita.

‘’Mi tratto come tratterei mia figlia. Le pettino i capelli, le lavo i panni sporchi, la metto a letto e le dò la buonanotte, le dò da mangiare. Non la punisco. Non la rimprovero, non le lascio lacrime sul viso.  Non la lascio sola. So che merita di più.’’
-I know I deserve more, michelle k.

‘’E quattro anni dopo stai danzando intorno alla tua cucina con un cartone di latte nelle mani. Le finestre sono completamente aperte, i vicini sono ancora svegli e ti stanno guardando. Ti stanno guardando mentre ti innamori dell’idea di essere viva’’
-unknown

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