La fondazione “Il Filo di Arianna onlus” ha presentato al Comune di Castrovillari il metodo “Tomatis” che aiuta guarire persone con problemi di ascolto e fonazione
Le sinfonie di Mozart o i canti gregoriani possono aiutare a parlare chi soffre di problemi di ascolto e fonazione. Si mettono in testa un paio di cuffie “magiche” che, oltre a emettere il suono dai padiglioni, stimolano le orecchie tramite la vibrazione delle ossa dalla testa. Quindi la coclea viene stimolata doppiamente e ciò aiuta a catturare l’attenzione del soggetto con difficoltà di ascolto. In sintesi, una sorta di “ginnastica” tra il muscolo della staffa e il martello che rende l’udito “elettronico”.
I suoni passano attraverso un apparecchio composto da due equalizzatori, uno esalta i suoni gravi e attenua gli acuti, l’altro esalta gli acuti e attenua i gravi. Dovrebbe chiamarsi “metodo Mozart”, ma si chiama metodo Tomatis dal cognome di Alfred Tomatis, medico e otorinolaringoiatra francese, nato a Nizza nel 1920, che lo ha inventato. Il professore Concetto Campo, psicologo, che si è specializzato in audiopsicofonologia nella seconda metà degli anni ’80, proprio con Alfred Tomatis – con il quale ha avuto una frequentazione didattica intensa e una stretta collaborazione lavorativa – lo ha presentato poco prima delle festività natalizie al Comune di Castrovillari.
Mozart, il musicista “mago”
Nel 1996 Tomatis pubblicò il volume dal titolo “Perché Mozart?”, in cui spiegava che Wolfgang Amadeus “è un mago, un guaritore, l’unico musicista che tutti i popoli accolgono spontaneamente, perché Mozart ci trasporta in un mondo altro, in una dimensione musicale che ci pone in comunicazione con l’universo”. E quindi le persone presenti in sala al convegno del Comune di Castrovillari, organizzato dalla fondazione Il Filo di Arianna onlus, hanno potuto sperimentare la macchina Mozart-Tomatis.
Leggono, parlano, riascoltano la propria voce dentro le cuffie. Di fianco a loro, l’esperta guida del professore Campo, che li guida regolando le frequenze della macchina, o indicando loro sguardo e postura più consoni alla fuoriuscita della voce. Mariella, giovane donna di 26 anni, presente in sala, si mette alla prova leggendo prima senza cuffie e poi con l’aiuto dell’apparecchio. Un ragazzo sfida la lingua inglese, prima senza la magia dell’orecchio elettronico, poi con il supporto delle cuffie. La differenza è palpabile. “Mi sentivo più addentro ciò che stavo leggendo”, dichiarano. “Non avvertivo il rumore di fondo” – afferma un altro, riferendosi alla possibilità di focalizzarsi solo sulla propria voce, dimenticando ogni distrazione, ogni brusio, ogni suono estraneo. “Ho notato letture più cadenzate ed espressive” – commenta una signora in sala.
Ragazzi con problemi di ascolto, di apprendimento, di comprensione delle lingue, si cimentano nella prova di questo metodo. “Le frequenze acute – spiega il professore Campo – forniscono stimoli nervosi rigeneranti e stimolanti. L’orecchio, in particolare la coclea (parte interna che traduce l’informazione acustica in impulsi comprensibili al cervello, ndr) è cruciale per inviare stimoli nervosi. La rieducazione punta a migliorare la capacità di percepire suoni in modo nitido. Un po’ come aumentare i pixel di un’immagine per ottenere un’immagine sonora più chiara”. L’orecchio non solo può perdere l’udito, ma ha anche la capacità di ridurre il suo hi-fi percettivo – illustra Campo – ricevendo suoni non nitidi. La rieducazione con l’orecchio elettronico regolarizza le curve e favorisce la nitidezza percettiva.
L’effetto Tomatis nasce con i cantanti lirici
Il professore Bruno Gioffré, del Filo di Arianna, spiega che Spesso le persone con problemi di fonazione hanno avuto traumi durante il parto, o durante la loro esistenza. “Per cui proviamo ad andare all’origine del tutto. Prima di usare le musiche di Mozart, registrare la voce della madre dei soggetti in difficolta, se è ancora in vita”. Attraverso l’apparecchio acustico, la voce delle mamme viene riportata alle frequenze di quando il figlio era nel feto. “Grazie a questa operazione il cervello ripercorre la propria esistenza senza il trauma eventuale e ciò facilità serenità e più attenzione a beneficio della parola”.
Gioffré ripercorre i primi esperimenti che portano all’idea della “messa a fuoco del suono”. Subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, viene inviato come consulente medico all’arsenale militare francese. Lì utilizzava l’audiometro, strumento valutare l’udito di una persona attraverso una serie di test. Alfred ha curato alcuni cantanti lirici, colleghi del padre, Humbert Dante Tomatis, molti dei quali soffrivano di problematiche legate alla voce. “Casualmente – racconta Gioffrè – un giorno il padre gli manda un cantante famoso del tempo, per una prova dell’udito. Nota così che le frequenze mancanti durante la fonazione corrispondevano esattamente alle frequenze che lui non riusciva a percepire”. Nasce così la teoria definita anche ‘effetto Tomatis’, se non riusciamo a emettere alcune frequenze è perché il nostro cervello non è in grado di percepirle.
Questo produce una distensione della muscolatura dell’orecchio medio che si era impigrito. Di solito la terapia dura un primo ciclo di 30 ore, poi c’è una pausa che permette di elaborare lo stimolo. Un secondo ciclo di 20 ore, e un terzo di 20 ore. Tra uno e l’altro si fanno valutazioni e un test di controllo. Nel caso dell’autismo si lavora invece su più cicli.
Tutti i casi a cui si applica il metodo “Mozart”
Da dove derivano, quindi, i problemi di ascolto? Il metodo Tomatis si rivolge a un’ampia categoria di soggetti. Bambini con difficoltà di apprendimento, con problemi di linguaggio, con disturbi dello spettro autistico. In generale individui con problemi di attenzione e concentrazione, persone con stress e depressione, musicisti e cantanti, individui con problemi uditivi, e persone interessate al miglioramento personale.
Una problematica è anche la differenza di percezione tra suoni acuti, come il campanello di casa, e suoni gravi, come, per esempio, il clacson di un camion. “Se i suoni gravi prendono il sopravvento, vanno a coprire i suoni del linguaggio. Di conseguenza il bambino, che noi consideriamo distratto, in realtà sta prestando attenzione a ciò che percepisce meglio, ossia i suoni gravi, il rumore di fondo”. È come se ascoltassimo il telegiornale attraverso un altoparlante di scarsa qualità e dovessimo fare uno sforzo enorme per collegare le parole tra di loro.
Nel corso dei suoi studi Tomatis nota che al cambiamento dell’ascolto e della fonazione corrisponde anche un cambiamento di comportamento. Migliore apprendimento, capacità di linguaggio e concentrazione, maggiore controllo delle emozioni e delle capacità motorie. Intuisce che in mezzo c’è una parte psicologica. Ecco che si arriva all’audio-psicofonologia, la branca che esplora la relazione tra udito, psicologia e linguaggio. Dai cantanti, dunque, Tomatis prova ad applicare il metodo in altri ambiti.
Per esempio nei casi di stress da depressione, in cui la stimolazione uditiva può contribuire a migliorare l’equilibrio emotivo attraverso il rafforzamento delle connessioni neurali, legate alle risposte emotive. Ai soggetti con sindrome di down, in cui la stimolazione uditiva contribuisce a migliorare la comunicazione e le abilità sociali. O ancora come supporto alle persone anziane, con effetti positivi sulla memoria, sull’umore e sul livello di energia. E per le donne partorienti, in cui la stimolazione acustica potrebbe contribuire a un ambiente più rilassato e favorevole al parto. Capiamo quindi che, lungi dall’essere un semplice organo, si rivela come custode di un potenziale ancora inesplorato.
Il professore Gioffrè ci fa ascoltare alcuni audio del centro Tomatis di Modena, i cosiddetti test di ascolto, differenti dal test di udito. Si sente un bambino di 9 anni con problemi scolastici, mentre impara a leggere, prima della terapia e dopo. Terapia che consiste in due cicli di 15 giorni, con una pausa di 30 giorni. Poi ascoltiamo un ragazzo di 16 anni, che dopo 2 mesi di terapia migliora di molto la sua capacità di prosodia.
Emerge però una realtà sconcertante relativa alle scuole. In Polonia il ministero ha finanziato oltre 200 istituti di formazione con il metodo Tomatis, come supporto alle attività didattiche, a fronte della scarsità di centri presenti nel nostro Paese. “In Italia ce ne sono alcuni, ma in Calabria solo il Filo di Arianna e un altro centro a Lamezia, non ci sono, al momento, altri servizi di questo tipo”. Per questo l’obiettivo del professore Gioffré è proporre questo metodo alle scuole e alle strutture sanitarie. Un processo che inizierà con la fase di informazione e sensibilizzazione, seguita da screening e formazione. “Bisogna creare una rete di istituzioni per offrire servizi di audiopsicofonologia e migliorare la qualità della vita attraverso ‘l’orecchio sintonizzato’”.