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Era digitale come era di desensitizzazione e distrazione

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”Siamo pieni di chiacchiere inutili, assurde quantità di immagini e parole. La stupidità non è mai cieca o muta quindi il problema non sta nel non riuscire a far esprimere le persone, ma fornire piccoli spazi di solitudine e silenzio nel cui potrebbero trovare qualcosa da dire”, Deleuze.

Nell’antica Grecia esisteva questo filosofo di nome Chrysippus. Ci sono due modi in cui presumibilmente sia morto, a noi interessa solo il secondo. Apparentemente stava girovagando per il suo paese quando vide un asino che mangiava dei fichi; il che urlò:”Adesso date all’asino del vino puro per mandare giù i fichi!”. Ha trovato questa battuta così divertente che rise e rise e rise finchè morì.
Immaginate essere in grado di divertirsi da soli così tanto da morire…
Ecco, questo è il momento perfetto per introdurre un libro chiamato ”Amusing Ourselves to Death” di Neil Postman, scritto nel 1985. ”Sto dicendo qualcosa di molto più serio delle informazioni autentiche di cui ci stiamo deprivando. Sto dicendo che stiamo perdendo il senso di ciò che significa essere ben informati. L’ignoranza può sempre essere risolta, ma cosa faremo se prendessimo l’ignoranza come conoscenza?”
I libri ”1894” di George Orwell e ”Brave New World” di Adous Huxley sono due famose opere basate sull’oppressione di massa, ma che descrivono due tipi diversi di oppressione.
In 1984 c’è un governo autoritario che monitora qualsiasi tuo movimento, Tutti devono vestirsi in modo uguale, avere la stessa routine, c’è una grande quantità di censura. In Brave New World, le persone prendono ”soma”, una pillola che ti dà un constante stato di euforia e piacere, e la società accetta ed ama questo lavaggio del cervello.
Mentre Orwell ci allerta su un oppressione più esterna, Huxley ci allerta sull’essere così abituati a questa oppressione da finire a parteciparci noi stessi. ”Quello di cui Orwell aveva paura erano quelli che avrebbero bannato i libri, quello di cui Huxley aveva paura era il non aver bisogno di bannare i libri in quanto non ci fosse nessuno che ne vorrebbe leggere uno in primo luogo”. Orwell aveva paura di quelli che ci privano d’informazioni, Huxley invece di quelli che ci danno così tanta informazione da farci diventare passivi ed egoisti.
Tutto questo, come tante altre cose, ha dei strati e livelli diversi. Ma se questi strati e livelli diventassero molto più profondi di così?
La definizione di metafora è ”la sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito a una trasposizione simbolica di immagini”, è usata per aiutarci a capire una cosa nel contesto di un’altra. Dio è un uomo barbuto nel cielo, il simbolo della famiglia è un albero, il tempo un orologio.
Ora, alcuni potrebbero dibattere su quest’ultima. L’orologio non è metafora del tempo. Il tempo sono ore, minuti, secondi…ma lo sono davvero?
Quando il tempo fu inventato, non si pensava in questo modo matematico e preciso. Anche adesso, quando si pensa al tempo, alcune ore passano via velocemente mentre altre sembrano non passare mai. Ma l’orologio è diventato così sinonimo del tempo che la gente pensa che l’orologio sia effettivamente il tempo.
Le metafore dovrebbero rappresentare immagini, ma le nostre menti possono rendere la metafora come la cosa stessa. Questo è il motivo per cui i media sono così potenti. I media sono una metafora di comunicazione. I libri sono metafora di conoscenza, musica ed arte possono essere metafora di bellezza. Ma i media sono diventati così onnipresenti che la vediamo come la cosa in sè che viene comunicata. Quando guardiamo un film d’amore, è una pura metafora d’amore, ma la gente pensa all’amore come alla storia di quei personaggi; Quando guardiamo il telegiornale, è metafora di conoscenza, ma la gente pensa che il telegiornale sia solo conoscenza, o la verità assoluta.
Le maggiori forme di media formano tutto: come comunichiamo, come approcciamo le cose ed argomenti e come letteralmente vediamo il mondo stesso.
”Magari sei familiare con il vecchio detto che dice ‘per un uomo con un martello, tutto sembra un chiodo. Potremmo estendere questa verità. Per una persona con una penna, tutto sembra una frase. Per una persona con una TV, tutto sembra un immagine. Per una persona con un computer, tutto sembra data”.
Un nuovo intermedio non è un aggiornamento di quello vecchio. La macchina non è necessariamente una versione più veloce di un cavallo, come una lampadina non è necessariamente una versione migliore della candela, non importa che siano stati creati per la stessa funzione. Sono completamente diversi perchè la forma fondamentale di questi oggetti è cambiata. I cambiamenti nelle forme di tecnologie ridefiniscono il linguaggio e la cultura. L’invenzione della macchina non ci ha solo fatti muovere più velocemente, ha rivoluzionato le nostre città, quanto teniamo alla natura, come vediamo il nostro status sociale ed è anche diventato un sex symbol.
La forma di ogni intermedio lo predispone ad essere usato in un modo ma non in un altro. Le parole sono comunicazione, potrei iniziare a parlare per ore di qualsiasi cosa, ma riuscireste a capirmi se invece di parole usassi una bottiglia? Magari se spendessi mesi usando il codice morse, ma la maggior parte non riuscirebbe a seguirmi.
Molte persone pensano ancora che viviamo in una società di stampa quindi testi come libri e parole in generale sono la nostra principale fonte di comunicazione, ma stiamo dicendo addio alla stampa che non è più la protagonista. Ora come ora siamo in una società audio-visiva.
Quando fu inventato il telegramma, la gente era stupita da come le informazioni potessero girare da un posto all’altro così velocemente tanto che la velocità diventò più importante dell’informazioni stesse e ci invogliò a volerne sempre di più. Questo ha reso la commercializzazione delle informazioni la norma. Lo possiamo vedere nei giornalisti che cercano di tirare fuori notizie più velocemente possibile, sui social media a pubblicare gli ultimissimi gossip, anche su cose assolutamente stupide ed irrilevanti, tanto che le informazioni effettivamente importanti vengono sovrastate e veniamo solo circondati da argomenti superflui. Sapere quale celebrità ha avuto la chirurgia al naso è così importante da influenzare le nostre giornate? Venire a sapere di un terremoto mortale accaduto in un altro continente ci invoglia a prenderne atto ed aiutare in qualche modo? No.
”Il telegramma ci ha magari uniti tutti in un unico spazio, ma uno spazio populato da sconosciuti che non sapevano niente se non le cose più futili l’uno dell’altro”.
Queste cose ci danno argomenti su cui chiacchierare e su cui avere un opinione, ma è tutto solo consumo, niente che risulta in un azione immediata o una reazione valida che una persona normale dovrebbe avere.
”Per la prima volta, ci mandarono informazioni che non rispondevano ad alcuna domanda che ponivamo e che tra l’altro, in ogni caso, non permettevano un riscontro”.
L’intelligenza diventa il sapere un sacco di cose invece di *sapere* le cose.
Con il telegramma ed i giornali almeno avevamo dei testi coerenti ed un contesto. Ora tutto quello che vediamo sono headliner di poche parole come ”In Cina trovato un nuovo misterioso virus” e finisce lì, giusto per creare scalpore e caos. Da dove è spuntato il virus, come è successo, cosa possiamo fare per risolvere la situazione o domarla? Niente effettivamente ci viene detto, e qui arriva la società audio-visiva. Foto e video sostituiscono i testi scritti come il nostro metodo di capire la realtà.
Non ricevendo nulla se non una frase breve, è al consumatore che viene dato il lavoro di creare un contesto, che a sua volta può ovviamente essere diverso in base a chi interpreta. Ma anche in quel caso è difficile che qualcuno si crei una propria opinione, ci si accavalla sulla prima persona che sembra parlare per tutti noi, senza domandarci se siano informazioni vere o utili. Perché? Col tempo ci è stata tolta l’opportunità di rallentare e pensare.
Vediamo il telegiornale, per esempio. Ci viene presentata una persona convenzionalmente attraente, con le giuste luci, bel trucco e parrucco, c’è musica in sottofondo sia all’inizio che alla fine, eventi tragici raccontati con una faccia neutra e quasi senza emozioni, con un numero massimo di 30 secondi a notizia e con pubblicità in mezzo. ‘’Ecco una notizia su una guerra che sta causando milioni di morti…Ma sapete che il McChicken è in offerta a 3 euro?.
Anche online, i contenuti ci vengono presentati con skit comiche tramutate da ‘’black humour’’ o con più stimulanti visivi possibili.
La commutazione rapida tra contenuti, sia in tv che online, invia il messaggio che 1 minuto o anche pochi secondi è una quantità di tempo sufficiente per ‘importarci” di qualcosa, sono gli altri a decidere per te quando sia il momento di passare al prossimo set di informazioni. Questo è ovvio che influenzi la nostra soglia d’attenzione.
Durante i dibattiti di Abraham Lincon e Stephen Douglas, c’è stato un dibattito dove Douglas ha dato un discorso di tre ore senza mai fermarsi, la gente è andata a casa a mangiare ed è tornata per un altro round di quattro ore. Le persone sono state lì sedute per sette ore in totale e non avevano mica immagini, power points, uno stage brillantinato o musica, c’erano solo loro a parlare ed ascoltare. La gente genuinamente era interessata ad avere una buona educazione politica. Immaginate sentire come se il tuo voto importasse e contasse, che concetto selvaggio…
Non conosco nessuno che si siederebbe ad ascoltare sette ore di puri discorsi, anche su cose su cui hanno una grande passione.
Un giornalista americano, Bill Moyers, una volta ha detto:’’Noi sembriamo di sapere tutto sulle ultime 24 ore, ma davvero poco sugli ultimi 60 secoli o 60 anni’’.
Sono sicura che quando la gente sente il nome di qualcuno, la prima cosa che a loro viene in mente è un immagine di quella persona invece di quello che dicono o scrivono o fanno. Quando le persone sono rappresentate per prima cosa dalla loro immagine, e non il loro lavoro, si cambia il modo in cui valutiamo gli altri e s’invia il messaggio che non importa quale sia la tua carriera in quanto tu possa sempre essere usato per intrattenimento. Questo ha specialmente liberato i politici dal dover effettivamente fare politica. Ora possono andare a fare commedia, pubblicità di prodotti o anche stream di videogiochi. La loro apparenza è diventata molto più importante per quanto riguarda i loro risultati nelle elezioni invece delle loro effettive ideologie. Richard Nixon, un vecchio presidente degli Stati Uniti, una volta ha acclamato di aver perso un elezione perché aveva addosso un makeup fatto male, ed ha detto al suo opponente che se avesse voluto candidarsi avrebbe dovuto perdere qualche chilo.
‘’…il cerchio inizia a chiudersi: sia la forma che il contenuto degli eventi diventano intrattenimento’’.
Vedete, i dittatori hanno solo bisogno di censura solo quando credono che alle persone importi o che sappiano la differenza tra argomenti ed avvenimenti seri e puro intrattenimento.

‘’Come sarebbero felici tutti i re, zar e fuhrer del passato a sapere che la censura non è una necessità quando tutti i discorsi prendono la forma di uno scherzo’’

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