La storia è sempre scritta dai vincitori, ma saranno solo gli storici del futuro, senza i condizionamenti della censura del potere odierno, a sfatare falsi miti e a distinguere il vero dal falso.
Ai tempi rivoluzionari dei dieci punti programmatici delle Pantere Nere di Malcolm X e Martin Luther King, dopo l’omicidio di Lil Bobby (al pari del nostro Carlo Giuliani), nacque anche in Italia il movimento sovversivo dei figli dei fiori. Tutta la rabbia giovanile sfociava nel ripudiare il falso moralismo cattolico, nel farsi crescere barba e capelli dopo il costume fascista della scolarizzazione Balilla. Si praticava finalmente l’amore libero, senza essere influenzati dal dogma della verginità prima del matrimonio. Anche le donne finalmente potevano scegliere di amare senza preoccuparsi del futuro o peggio segregarsi nei falsi miti della infibulazione mentale.
In questa rivoluzione culturale, i padroni del capitalismo moderno, timorosi dopo l’affermazione del comunismo maoista di dover distribuire equamente le proprie immense ricchezze accumulate grazie alla guerra e allo sfruttamento, come bravi seminatori di discordia, cominciarono a fomentare odio razziale nella inesperienza giovanile e negli imbecilli. Dopo aver ammazzato pensatori agitatori come Pier Paolo Pasolini o Rino Gaetano, spesso già usati per sfruttare in vantaggiose condizioni economiche gli immigrati senza nessun diritto sindacale (come accade oggi a Rosarno nella raccolta delle arance a pochi centesimi per venderle a due euro nella grande distribuzione), il nemico da odiare erano i comunisti cinesi e quelli menscevichi sovietici. Si gridava che bisognava andare in guerra! Ma come spesso accade, non vedremo mai un padrone del Fondo Monetario imbracciare le armi e farsi la guerra personalmente. Serviva carne da cannone a buon prezzo, quasi gratis, magari rinchiusa nei suoi recinti mentali.
Si sa che nel popolo la maggioranza che non sa ascoltare e non lascia parlare gli altri è facilmente manipolabile, in quanto sono sempre stati tanti i ciompi del 1378, indottrinati da imbecillagine acuta e irreversibile grazie alla loro ignoranza nell’elaborare un minimo d’intelligenza elementare. Infatti Leonardo Sciascia descriveva che: “Quando tra gli imbecilli e i furbi si stabilisce un’alleanza, state bene tranquilli che il fascismo è alle porte”.
Una bella canzone di Gianni Morandi, che gli procurò non pochi problemi per essere andato controcorrente al sistema capitalista e imperialista occidentale durante la guerra in Vietnam contro i Viet Cong del pericolo comunista, tipico della rivoluzione culturale cinese, cantava queste parole: “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”.
Una volta, nel dopoguerra, come citava la rivista Focus nel descrivere gli Homo sapiens, si acculturavano leggendo libri, si approfondiva ascoltando contrapposte teorie senza pregiudizi e senza stereotipi. Insomma, ci si allenava a far crescere l’intelletto umano, a saper pensare con la propria mente, a differenza dei primitivi istinti animali dei tanti idioti sapienti di tante fake news e non della più semplice realtà. Oggi vediamo una degenerazione generazionale animale bas
ata sul plagio mediatico dei social, che spesso lanciano tante fake news attraverso i vari influencer pieni di followers. Formano i tanti influenzabili pappag
alli a un totale rincoglionimento di massa. Questo è sempre stato il sogno proibito del grande fratello del Fondo Monetario che capeggia il capitalismo odierno, oramai in forte declino economico grazie al boom asiatico.
Si sa che un vecchio leone oramai ferito, senza una folta criniera, senza zanne e senza artigli, è fortemente arrabbiato. Veicola la sua rabbia di decadenza verso gli avversari, lanciando urli di terrore nella grande foresta cibernetica, dove i tanti pappagalli influenzabili si accodano a ripetere gli urli scomposti ma uguali all’urlo iniziale del grande allevatore di pappagalli. Si lasciano trascinare senza pensare nella sua rabbia sociale tutta mediatica verso i più deboli e verso gli indifesi, che era tipica del nazifascismo dopo la rivoluzione di Marconi della radio.
Aveva ragione Bertolt Brecht: prima si comincia con la xenofobia basata sulla teoria della razza, si cominciano a odiare gli ebrei, poi se la prenderanno contro i rom, poi si comincerà a prendersela sull’onda del razzismo sessuale contro il lesbismo e l’omosessualità. Infine, toglieranno di mezzo tutti gli oppositori politici al regime babilonese rimasti isolati con l’indifferenza collettiva. Tutti perderanno la guerra, ne resterà soltanto uno a comandare l’esercito degli zombie social: Satana, l’algoritmo tentatore artificiale attraverso il consenso dei tanti biscotti ingurgitati in base al quoziente intellettivo (spesso limitato come quello dei pappagalli sopracitati) denominati cookie.
Ricordiamo la guerra civile che insanguinava l’Italia, tra le bombe stragiste di destra e le vendette delle Brigate Rosse. Ognuno, davanti ai soliti telegiornali governativi, parteggiava per le due fazioni contrapposte. Era immaginabile che la maggioranza silenziosa parteggiasse per il governo per l’ovvio rincoglionimento mediatico. Il pericolo brigatista era in ogni organizzazione di sinistra, non capendo che non tutti erano militanti delle fantomatiche Brigate Rosse. Le radici dell’odio sono sempre una vendetta dovuta a un’ingiustizia iniziale.
Infatti, recentemente è scomparsa Barbara Balzerani, compagna nella vita di quel Mario Moretti, dove alcuni ipotizzano sia stato infiltrato appositamente dai servizi segreti della CIA dopo aver neutralizzato il leader storico che era Renato Curcio. Loro erano gli autori dell’omicidio di cinque agenti della scorta, padri di famiglia, e dello stesso capo del governo Aldo Moro tenuto in ostaggio dopo il sequestro, senza che nessuno del suo partito o del governo abbia tentato di salvarlo nonostante lo stesso Cossiga, che su una soffiata telefonica, forse della stessa Barbara Balzerani, il giorno prima dell’uccisione, abbia mandato degli agenti nel palazzo dove era sequestrato Moro, dove due dei servizi segreti in borghese avrebbero fermato gli audaci agenti con tanto di tesserino Gladio. Come mai quella gioventù bruciata dall’odio contro gli innocenti agenti della scorta di Moro ha cominciato a covare rabbia verso i tutori della legge? Come cita bene Pier Paolo Pasolini in Valle Giulia, il tutto nacque da quei pochi delinquenti ambiziosi di carrierismo governativo che militano in ogni categoria. L’odio nacque dopo il barbaro omicidio di Giorgiana Masi durante una manifestazione regolarmente autorizzata da parte di agenti filogovernativi infiltrati appositamente. In seguito ci furono i depistaggi dei soliti magistrati filogovernativi, che screditano da sempre la categoria in cambio di avanzamenti di carriera o cospicue bustarelle passate timidamente da qualche avvocato iscritto alla solita loggia massonica P2. Tali e inqualificabili magistrati, come accadeva recentemente in Piazza Alimonda al G8 di Genova, depistarono l’omicidio di Giorgiana Masi e a pagare il conto di questa ingiustizia filogovernativa e filoimperialista della CIA furono cinque martiri innocenti con la sola colpa di indossare la stessa divisa degli assassini di Giorgiana Masi. Magari, se qualcuno delle forze dell’ordine avesse preso le distanze denunciando i colleghi infedeli e se qualche magistrato avesse fatto il suo dovere istituzionale condannando gli assassini di Giorgiana Masi, probabilmente non piangeremmo cinque poveri innocenti che nulla c’entravano con gli assassini della Masi.
Per questo bisogna estirpare sul nascere ogni sentimento di odio verso il prossimo, magari dal colore diverso dal nostro, che spesso non si adegua al pensiero unico del grande fratello, nemico mediatico attraverso l’odio social profuso dai soliti influencer con tanti followers. Tutti dovrebbero ascoltare e, se è possibile, cantare la canzone di Gianni Morandi: “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones”. Forse avremmo un mondo meno brutto e grigio di quello di adesso e magari più bello e colorato, di tanta speranza e di tanto amore verso il prossimo, anche se il suo colore e il suo pensiero è diverso dal nostro.
Pasquale Ciardullo