Un pañuelo rojo delante la cara, índole revolucionaria, mujer sobresaliendo entre las páginas arrugadas por el tiempo y la violencia estatal. Pañuelo rojo, símbolo de resistencia armada, bañado en la sangre de miles de compañeras y compañeros caídos, torturados, asesinados y desaparecidos. Las contingencias de la época nos empujan a tomar las armas, nos transforman en sombras, en plomo que no hace ruido. Un pasamontañas que camufla nuestros rasgos a proteger nuestra identidad, informes leídos delante una cámara, proclama de amor, lucha y rebelión. Un pañuelo rojo y en mayúscula las letras FPMR. Letras llameantes que nada y nadie podrán apagar jamás, defensora del pueblo, mujer patriota, volcán solo en aparencia extinto pero que en el interior de la tierra sigue quemando hasta que una nueva erupción vomite chispas y magma incandescentes. ¿Y nosotros? Nosotros somos aquel magma capaz de recubir todo lo que nos rodea, capaz de rebatir la dictadura y su máquina genocida. Somos magma fusilero, somos magma vanguardia, somos la última esperanza. Pañuelo rojo, hija amada, te miro de lejo enfrentar los desafíos de tu tierna edad, mis abrazos te los lleven mil pajaritos arcoíris, las frondas de los árboles curvadas por el viento te cosquilleen los hombros y el sol caliente el hueco dejado por mi ausencia, un hueco que no se puede colmar. Perdóneme, perdona este tiempo ladrón de ocasiones y juegos, perdona esta madre en pugna permanente por regalarte un Chile más digno, un Chile liberado por el terror que sigue derramando el régimen. Finalmente llegará el día en el que estemos juntas y parecerá como si nunca nos fueramos alejadas. Pañuelo rojo indomable comandante guerrillera, pelo largo y ojos llamativos. Amor y pasión revolucionarios, cuerpos, almas, valores e ideales se cruzan en la clandestinidad de una casa de seguridad, nómadas para seguir viviendo. Pañuelo rojo, la sangre de los nuestros, vanguardia armada, magma incandescente, hija amada, quedándome en vilo entre el afán de seguir encarando un fusil hasta la victoria sobre la dictadura y las ganas de un tierno abrazo con mi pequeña.
Me llamo Cecilia Magni, pero creo que estoy más conocida como la Comandante Tamara del Frente Patriótico Manuel Rodríguez. La lucha armada es la única forma concreta y eficaz para cambiar la situación en el País. Hay que luchar duramente y con todos los medios que tenemos a disposición para derrocar la dictadura. Nuestra acción más conocida fue la “Operación siglo XX”, el atentado contra a Pinochet, desafortunadamente fallado. Fue una operación epocal y poderosa creando una ruptura histórica, un antes y un después. La práctica revolucionaria desplegó toda su fuerza, se hizo manifiesta, ineluctable. Mi cuerpo junto con el de mi compañero Raul Pellegrín aparecieron flotando en el río Tinguiririca el 28 de octubre de 1988, evidentes las marcas de la tortura sufrida y en mi cuello el cordón de cuero con la insignia del FPMR.
Comandante Tamara, banderas al viento te homenajean. Comandante Tamara una vida por la lucha incansable contra la dictadura. Comandante Tamara ejemplo de consecuencia y valentía, de mujer revolucionaria y libre. La revolución lleva nombre de mujeres, y entre esos nombres está el tuyo, Cecilia Camino Magni, comandante Tamara. Pañuelo rojo en la cara, gestos cariñosos, el Frente Patriótico y los compañeros que nunca se rindieron. ¡Honor y gloria eterna Comandante Tamara, honor y gloria compañera!
(Un fazzoletto rosso davanti al viso, indole rivoluzionaria, una donna che si distingue tra le pagine stropicciate dal tempo e dalla violenza di stato. Fazzoletto rosso, simbolo della resistenza armata, bagnato nel sangue di migliaia di compagni caduti, torturati, assassinati e scomparsi. Le contingenze del tempo ci spingono a prendere le armi, ci trasformano in ombre, in piombo che non fa rumore. Un passamontagna che mimetizza i nostri lineamenti per proteggere la nostra identità, resoconti letti davanti a una telecamera, proclami di amore, lotta e ribellione. Un fazzoletto rosso e le lettere maiuscole FPMR. Lettere fiammeggianti che niente e nessuno potrà mai spegnere, difensore del popolo, donna patriottica, vulcano solo apparentemente spento ma che dentro la terra continua a bruciare finché una nuova eruzione vomiti scintille e magma incandescente. E noi? Siamo quel magma capace di ricoprire tutto ciò che ci circonda, capace di controbattere alla dittatura e alla sua macchina genocida. Siamo magma fuciliere, siamo magma avanguardia, siamo l’ultima speranza. Fazzoletto rosso, figlia amata, ti guardo da lontano affrontare le sfide della tua tenera età, i miei abbracci ti saranno portati da mille uccellini arcobaleno, le fronde degli alberi curvate dal vento ti solleticheranno le spalle e il sole scalderà il vuoto lasciato dalla mia assenza una lacuna che non può essere colmata. Perdonami, perdona questo tempo ladro di occasioni e giochi, perdona questa madre in perenne lotta per darti un Cile più dignitoso, un Cile liberato dal terrore che il regime continua a diffondere. Arriverà finalmente il giorno in cui saremo insieme e sembrerà che ci siamo mai separati. Fazzoletto rosso indomita comandante della guerriglia, capelli lunghi e occhi che colpiscono. Amore e passione rivoluzionari, corpi, anime, valori e ideali si incrociano nel segreto di una casa di sicura, nomadi per continuare a vivere. Fazzoletto rosso, sangue del nostro popolo, avanguardia armata, magma incandescente, figlia amata, sospesa tra il desiderio di continuare a imbracciare un fucile fino alla vittoria sulla dittatura e il desiderio di un tenero abbraccio con la mia bambina.
Mi chiamo Cecilia Magni, ma credo di essere meglio conosciuta come la Comandante Tamara del Fronte Patriottico Manuel Rodríguez. La lotta armata è l’unico modo concreto ed efficace per cambiare la situazione nel Paese. Dobbiamo lottare duramente e con tutti i mezzi a nostra disposizione per rovesciare la dittatura. La nostra azione più nota è stata la “Operación Siglo XX”, l’attentato contro Pinochet, purtroppo fallito. Fu un’operazione epocale e potente che creò una rottura storica, un prima e un dopo. La pratica rivoluzionaria dispiegò tutta la sua forza, divenne manifesta, ineluttabile. Il mio corpo, insieme a quello del mio compagno Raul Pellegrín, è apparso galleggiando nel fiume Tinguiririca il 28 ottobre 1988, evidenti i segni delle torture subite sono evidenti e al mio collo il cordone di cuoio con le insegne del FPMR.
Comandante Tamara, bandiere al vento ti onorano. Comandante Tamara una vita per la lotta instancabile contro la dittatura. Comandante Tamara esempio di conseguenza e coraggio, di donna rivoluzionaria e libera. La rivoluzione porta nome di donne, e tra questi nomi c’è il tuo, Cecilia Camino Magni, comandante Tamara. Fazzoletto rosso sul viso, gesti affettuosi, il Fronte Patriottico e i compagni che non si sono mai arresi. Onore e gloria eterni Comandante Tamara, onore e gloria compagna!)
Cecilia Camino Magni nacque in una famiglia della classe medio-alta che le permise di vivere un’infanzia e adolescenza privilegiate che non molti bambini della sua età potevano permettersi, come per esempio studiare nelle più esclusive scuole di Santiago tra cui il Grange School.
Durante gli studi in Sociologia all’Universidad de Chile, alla metà degli anni Settanta, maturò una coscienza e iniziò a distaccarsi dalle prerogative richieste dalla sua estrazione sociale e ad identificarsi con la lotta degli strati popolari contro il regime di Pinochet. In questa fase aderì alla Juventudes Comunistas (JJCC) con la convinzione che: «La lotta armata è l’unica forma reale e valida di cambiare la situazione nel Paese». Nello stesso periodo si sposò con Rafael Walker, dalla cui relazione nacque la sua unica figlia, Camila Walker Magni.
Cecilia, in quel tempo, con un mimeografo che aveva in casa e portando ancora nel suo grembo a Camila, passava le notti stampando riviste, opuscoli o volantini, studiando Marx e Lenin, e informandosi sulle vicissitudini della lotta nel mondo e sulla situazione nazionale, processo nel quale crebbe politicamente fino a raggiungere una grande disciplina e convinzione. Separatasi nel 1982 dal suo primo compagno anche se mantennero dei rapporti molto stretti, Cecilia entrò nel Frente Patriótico Manuel Rodríguez (FPMR). Il padre di sua figlia l’appoggiò in questa scelta, assumendosi la responsabilità di crescere Camila; lo stesso fecero i genitori di Cecilia seppur non condividendo mai la parte ideologica e politica, erano di fatti sostenitori del regime militare.
Il suo primo contatto con il nascente FPMR fu di collaborazione per poi partecipare tra le sue fila come combattente. Un compagno la battezzò col nome di battaglia di Tamara, in ricordo della rivoluzionaria Tamara Bunke. Da allora la sua vita trascorse tra la legalità e la clandestinità. Con il passare del tempo e nonostante la sua giovane età, Tamara raggiunse una vertiginosa ascesa all’interno della struttura del Frente, risultando l’unica donna che arrivò ad occupare un posto nella Direzione Nazionale d’allora.
Tamara era capace di affrontare chiunque. Aveva un carattere forte come capo politico e militare, però era anche molto affettuosa con i suoi subalterni: si preoccupava delle inquietudini e dei problemi personali degli altri con molto dolcezza. Più di una volta aiutò a risolvere situazioni familiari o dette consigli a qualche compagno su come affrontare la vita in clandestinità e il distacco dalle persone care, cose che lei viveva sulla propria pelle visto che non poteva stare sempre con sua figlie per i rischi alla sicurezza che la lotta armata supponeva.
Tra le sue prime azioni l’attentato che fece esplodere un ponte ferroviario a Talca e l’assalto a un riduttore a Providencia, luogo dal quale scappò sparando e montando in sella a una motocicletta. Come comandante si stabilì tra Santiago e Rancagua, città dove Tamara si dedicò a reclutare nuovi militanti per l’organizzazione e trovare appoggio logistico ai gruppi di combattimento creati in quelle zone.
Con questa esperienza Tamara ricevette, a metà del 1986, la responsabilità di appoggiare una delle azioni più rischiose che fino ad allora aveva intrapreso il FPMR: l’attentato contro il dittatore Augusto Pinochet, la “Operación Siglo XX”. Durante questa missione operò al fianco di José Joaquín Valenzuela Levi, il “Comandante Ernesto”, esponente massimo del Frente. Il ruolo di Cecilia fu quello di fornire la base operativa e i veicoli da impiegare nell’azione. Riuscì a fittare una casa dove nascondere i ventuno fucilieri e i tre veicoli che avrebbero preso parte all’imboscata. Tuttavia la Direzione decise all’ultimo momento che non avrebbe partecipato direttamente come fuciliere vista l’alta probabilità che i combattenti non uscissero vivi da lì e la sua esperienza nei compiti logistici risultava indispensabile.
Fino al 1988 Tamara si occupò di differenti compiti di assicurazione politica e militare all’interno del Frente, nei preparativi della strategia della Guerra Patriótica y Nacional. Nell’ottobre dello stesso anno Tamara capeggiò, insieme al suo compagno e principale Comandante del FPMR Raul Pellegrin Friedmann, la presa del paesino di Los Queñes nella Región del Maule. Dopo quella operazione parte importante del gruppo venne catturato da Carabineros. Il 28 ottobre 1988 il corpo di Cecilia Magni venne trovato galleggiando senza vita nelle acque del fiume Tinguiririca, con inequivocabili segni di tortura. Secondo il referto dell’autopsia il suo cadavere presentava lesioni contuse e tracce dell’applicazione della corrente elettrica.
Il giorno della sua morte la Comandante Tamara aveva 31 anni e portava al collo il laccio di pelle con lo stemma del FPMR.
¡HONOR Y GLORIA A LA COMANDANTE TAMARA! Chantal Castiglione