“Ogni volta che vedo un film, mi ‘dissolvo’ in esso…a tal punto che raggiungo il fondo. Svanisco e forse… mi perdo in esso. E questo ha avuto un ruolo essenziale nella mia vita. Un buon film…fa parte della mia vita. Con ogni buon film che vedo, mi sento rinato.” – “Close up long shot”, Moslem Mansouri e Mahmoud Chokrollahi
Sono stata introdotta al mondo del cinema sin da bambina, forse anche a cose non esattamente adatte alla mia età ma che in ogni caso hanno causato la mia quasi ossessione per i film.
S’inizia con Barbie e Topolino, s’arriva agli horror di ogni tipo. Io e mia mamma avevamo creato una vera e propria tradizione, due giorni a settimana passavano gli horror in prima serata su Italia1 e noi stavamo lì piantati sul divano ogni singola volta, tanto da poter dire che abbiamo praticamente visto ogni film horror esistente al mondo, non ci siamo scappate nulla.
Dopo un periodo buio ed all’apice dell’astio adolescenziale, mi sono data a film più drammatici. Poi a film dagli anni ’20 ai ’90, e lì sono rimasta fino a tutt’ora.
Questo è stato l’inizio della mia scoperta: il cinema non era solo a scopo di intrattenimento ma che poteva essere anche una vera e propria evasione dalla realtà. Insieme ai libri, avevo finalmente qualcosa in cui indugiarmi profondamente, così profondamente da disconnettermi dalla vita reale e scoprendo nuovi mondi.
Non è incredibile come delle mere immagini una dopo l’altra, un montage di clip messe insieme, colori, design e persone sconosciute che fanno finta di essere qualcun altro per quelle due ore di riprese possano farci sentire così tante emozioni? Non è altro che incredibilmente travolgente.
Ma ora vorrei soffermarmi su quello che è il cinema italiano.
Nei grandi anni ’60 il cinema italiano era al suo picco di popolarità ed acclamazione, con film grandiosi di registi come Bertolucci, Fellini, Antonioni, Visconti, che resero possibile andare verso la fama internazionale, o con film se si può dire più politici e documentari con quel grande particolare autore che era Pasolini, che mise fine allo stilo neorealista degli anni ’50 e causò discussioni controverse così come proteste, attacchi e combattimenti contro la censura.
Dopo tutto ciò, però, cos’è successo?
L’Italia è vista come patrimonio dell’arte, dell’estetica, della bellezza, della bella vita, della cultura… Allora perché ci siamo solo incentrati sulla comicità? Non fraintendetemi, non c’è niente di male in farsi una risata qualche volta, ma quando diventa l’unico modo di essere intrattenuti, dovremmo ripensare alle nostre scelte visive e creative come paese.
Accendi la TV e vedi Paolo Bonolis che prende in giro la persona di turno, Gerry Scotti con la sua solita tombolata che per un momento ti fa pure sentire intelligente appena indovini una parola, Aldo, Giovanni e Giacomo insieme a tutti gli altri attori/comici italiani che portano le stesse battute dagli anni ’80, Barbara D’Urso che intervista e porta alla fama personaggi di poco conto, Maria de Filippi che o è occupata con Italia’s got talent o fa la conduttrice di Uomini e Donne con altre trashate, i film che escono sono solo pacchianate riciclate o sulla mafia, il TG è pieno di disinformazione, non che ci sia granché di qualità, no? Almeno rispetto a una volta. Rispetto ai programmi educativi, i dibattiti sulla politica e filosofia (intelligenti…), programmi per ragazzi come Non è la Rai, la comicità ma quella fatta bene!!!
Consumare immondizia e gossip 24 ore su 24, ci fa bene?
Eppure lo facciamo tutti, che tu voglia ammetterlo oppure no. Riflettiamoci un po’ più su.