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A Cosenza Spazio Donna fa “empowerment” femminile

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Da settembre 2020 Spazio Donna Cosenza accoglie e supporta decine di utenti ogni anno, un impegno sociale, economico e culturale per decostruire gli stereotipi sul femminismo che “non è una lotta di potere tra uomo e donna”

Non “solo” schiaffi e lividi evidenti sul corpo. Un compagno o marito urla contro la moglie o contro i figli? Li manipola? Minaccia di negarle o le nega il denaro per le spese quotidiane? Fa in modo che lei non possa usare la macchina? La denigra in quanto donna? Queste sono solo alcune delle domande che le operatrici e attiviste di Spazio Donna Cosenza usano come “indicatori della violenza”, per capire quanto le utenti che si rivolgono a loro subiscano l’aggressività machista del patriarcato, dentro ma anche fuori le mura domestiche, e magari non ne siano del tutto consapevoli.

Spesso, infatti, la violenza di genere agisce in maniera subdola, a livello psicologico, sfiancando e facendo perdere qualsiasi sicurezza in loro stesse alle donne che ne sono vittime. Per questo, oltre alle necessarie denunce di maltrattamenti fisici, da settembre 2020 coloro che entrano nella sede di Spazio Donna – aperta nel quartiere Gergeri della città Bruzia, come presidio territoriale in collaborazione con la ong WeWorld – vengono seguite con diversi servizi concreti. Per esempio lo sportello economico, con una consulente esperta, per costruire insieme il curriculum vitae e dare nuove chance di lavoro. Corsi di guida per conseguire la patente, centro di ascolto psicologico con spazio gioco ad hoc per lasciare accuditi i propri bimbi e tante altre iniziative, anche culturali, che si possono sintetizzare in due parole, “empowerment femminile”, come raccontano le stesse operatrici di questa casa sicura e accogliente per tutte le donne.

Laboratorio “Bombe di carta”
a Spazio Donna

“Bombe di carta” contro il patriarcato

“WeWorld sostiene questo progetto in 13 città d’Italia e qui a Cosenza lavoriamo attraverso diverse partnership sul territorio. Finora abbiamo aiutato dalle 70 alle 100 donne ogni anno, con un range di età variegato che va dalle minorenni alle over 60 – spiega Maria Grazia Martire, psicologa e coordinatrice di Spazio Donna –  In Calabria il progetto è nato dall’unione con il Moci, ong locale attiva da anni nella cooperazione internazionale e nel territorio cosentino”. Al momento – precisa Martire – oltre a Scampia, Cosenza è la seconda città del sud Italia dove opera il programma ideato per la promozione dell’empowerment femminile.

Tanti sono i filoni proposti da questo progetto umanitario che punta allo sviluppo delle consapevolezze femminili e all’abbattimento di una cultura patriarcale ancora troppo radicata negli schemi capitalisti della società. Le attività proposte si sviluppano su più fronti, eventi culturali, dibattiti su temi femministi per educare la comunità al cambiamento. Attività di laboratorio, come quello di fotografia femminista e il book club “bombe di carta” in cui si condividono testi scritti esclusivamente da scrittrici. Tutte iniziative che fungono da “attrattori” per molte donne vittime inconsapevoli di forme di patriarcato introiettato e che, grazie a queste occasioni di partecipazione, approcciano il pensiero femminista e iniziano così il loro cammino di rinascita, seguite dalle operatrici.

Il diritto, e la libertà, di avere un reddito

È attivo, inoltre, un protocollo d’intesa  con il Comune di Cosenza, per ottenere il reddito di libertà, contributo mensile a favore delle donne vittima di violenza e in difficoltà economiche. “Tramite la stesura dei curricula – spiega Alessia Falco, referente dello sportello welfare di Spazio Donna – accompagniamo le donne nell’acquisizione di una serie di competenze specifiche come l’uso degli strumenti digitali oppure lo studio approfondito della lingua inglese, attraverso corsi professionalizzanti gratuiti”. Inoltre le donne in questi percorsi di “emancipazione” vengono seguite nella ricerca di un lavoro, per abbattere forme di violenza economica, e aiutate in alcuni servizi pubblici come la richiesta dello spid. Tutti servizi di cui da sole non potrebbero fruire, precisa Falco. “Molte di loro non possiedono neanche i codici di accesso ai conti bancari per divieto dei mariti, o non sanno utilizzare il bancomat. Spesso anche il loro stipendio, quando lavorano, è messo al servizio della priorità della famiglia e non alle loro esigenze individuali”.

Le relazioni sul campo sono la forza di questa realtà, che ha instaurato una collaborazione anche con il Mag delle Calabrie, progetto di microcredito sociale che aiuta le donne in difficoltà e senza forme di reddito a realizzare le proprie idee imprenditoriali e a svincolarsi dal controllo economico del partner. Ma estirpare la violenza economica richiede un approccio sistemico. Per questo è presente presso il centro di ascolto anche un percorso psicologico, perché troppo spesso è difficile riconoscere i segnali della violenza di genere. Uno strumento creato ad hoc è un questionario per leggere in profondità le esperienze delle donne, che nella maggior parte dei casi non hanno gli elementi per riconoscere gli indicatori di violenza nei loro rapporti affettivi. Ne facevamo cenno prima, si tratta di uno slot di domande con cui si esplorano le dinamiche dei soprusi in tutte le loro declinazioni e si profila una valutazione sulla presenza di tutti quegli indicatori di violenza che inquadrano un livello di pericolo in una relazione di coppia. Questo test è stato diffuso nelle scuole, ma anche agli incontri organizzati da Spazio Donna, al fine di costruire una consapevolezza emotiva nelle donne e aprire il vaso di Pandora intorno alle dinamiche disfunzionali, spesso “sottovalutate” nei rapporti con il proprio partner. Tanti, infatti, sono i segnali spesso sottovalutati o “normalizzati” dalle stesse donne perché considerati culturalmente la normalità.

Un altro laboratorio a Spazio Donna

“Impariamoci femministe (e)sperte”

In realtà, afferma Martire, “Bisogna partire dal presupposto che il femminismo non è una lotta di potere tra uomo o donna o appannaggio delle sole donne. L’empowerment non è qualcosa da inculcare, ma da tirare fuori poco a poco. È un potere che le donne hanno sempre avuto, ma che la società gli ha nascosto”. Ed è qui che entra in campo Spazio Donna con le sue attività sul territorio contro una cultura misogina ancora evidente nella società. Lo ribadiscono insieme Falco e Martire: “Lavoriamo per decostruire gli stereotipi e porre le basi di una nuovo modello sociale urbano, eco-femminista, dove al centro si collocano il rispetto per l’ambiente e per il corpo femminile. Un percorso in cui ci fortifichiamo, ci diamo empowerment le une con le altre”.

Ottobre sarà un mese di ripartenze, infatti ricominceranno le attività del centro. Tra queste un seminario in tre appuntamenti sulla tematica dell’eco-femminismo, appunto e il corso ‘Mparati (e)sperta (che in dialetto cosentino significa letteralmente “impariamo a essere pratiche”, ndr) una serie di laboratori su piccoli lavori domestici, meccanici e idraulici per aquisire competenze concrete. Il programma di Spazio Donna è articolato e prevede anche un servizio di “child care” per le donne che parteciperanno alle attività. Per fari sì che le donne che varcheranno la porta, potranno affidare i loro bambini e le loro bambine ad uno spazio protetto, e potranno sentirsi semplicemente loro stesse. Non solo mamme ma anche donne nuove che imparano a riconquistare il loro spazio nella società. Un luogo dove si educano le donne all’autodeterminazione, in un mondo che ha sempre più voglia di abbattere forme di violenza e di disparità di genere.

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