Enero, todo se va a cambiar convertiéndose en algo distinto de lo que fue antes. No se puede volver a los días pasados, a los encuentros fortuitos en tiempo de paz, a la alegría y gallardía de mi juventud de golpe desvanecida. Habitualmente enero se acompaña a nuevos y maravillosos desafíos que avanzan a amplias trancadas entre los obstaculos y los líos dejados por el señor invierno. La gente se va de vacaciones en búsqueda de pequeños rincones de paraíso afuera de los limites de vivir constantemente en estado de sitio. Enero, se parece a un pintor loquillo con su paleta llena de colores mezclados, vértigo de sensaciones. Enero señala el comienzo de un nuevo año, del cambio anhelado, del porvenir más justo y digno, siguiendo en la lucha a duras penas. El sol caluroso, las calles que transpiran vapor que se levanta por las aceras desiertas o de gente con apuro, cabeza baja y mirada perdida en el vacío cavado por la dictadura. Enero, partir la esperanza en infimos trocitos de papel, historias que nadie quiere contar más, tras la desesperanza y las humillaciones padecidas. Gozando de una libertad que no se puede definir tal, obligados a quedarnos en la sombra, mujeres y hombres con pasos furtivos pero consecuentes con sus ideales, solidarios con sus propios compañeros. Mujeres y hombres valientes, a cara abierta enfrentándose a diario con el mal absoluto representado por agentes, milicos y civiles conniventes. La aberración de la tortura sufrida por seres humanos, infligida por individuos que mantien solo los rasgos de seres humanos pero de hecho no lo son, se convierten en autómatas expertos en la realización de la guerra sucia contra supuestos subversivos. En realidad los reaccionarios son ellos, los que mantienen en un estado de terror constante y controlado a millones de chilenos, que usan armas no convencionales gracias al entrenamiento militar con docentes occidentales y democráticos. Enero nos consigna la amargura, el duelo, las lagrimas y la ausencia. Enero, nuevos desafíos negados, sol caluroso, respiro de las calles, guerra sucia que continúa.
Me llamo Julio Fidel Flores Pérez, tengo 22 años y soy estudiante de Ingeniería en Minas, soy militante del Movimiento de Izquierda Revolucionaria. Creo que la lucha es la única posibilidad que nos queda para derrotar el régimen en el que vivimos. Tengo una hermanita menor que se llama Arcadia. Los agentes me detuvieron el 10 de enero de 1975 en mi casa delante a mis padres y a Arcadia. Temblaban como hojas dejadas al viento. Pusieron patas arriba nuestro hogar y luego me obligaron a acompañarlos. Fue la última vez que vi a mis seres queridos y que ellos me vieron. Me trasladaron a un recinto, entre los peores, donde se hacía real el infierno. Me golpearon, la electricidad corría en mi cuerpo atado en la parrilla, me hicieron de todo, cosas que no se pueden ni imaginar. Estaba en la que se hubiera conocido como la tristemente célebre Villa Grimaldi, uno de los recintos de la DINA. Me hicieron desaparecer. De mi no se econtró ni siquiera un huesito.
Enero y la búsqueda incansable de mi hermana Arcadia, ¿Dónde está mi hermano Julio? Preguntaba y gritaba. ¡Mira! ¿pasó por aquí? Ella recorría mi memoria y mi rostro, lo buscaba en cada lugar de detensión. Enero, yo soñando y peleando con mi destino. Yo desaparecido. Yo pancarta fijada en el pecho de los que siguen recondándome.
(Gennaio, tutto cambierà diventando qualcosa di diverso da quello che era prima. Non si può tornare ai tempi passati, agli incontri casuali in tempo di pace, alla gioia e alla baldanza della mia giovinezza improvvisamente svanita. Gennaio è solitamente accompagnato da nuove e meravigliose sfide che avanzano a grandi passi tra gli ostacoli e i pasticci lasciati dal signor inverno. Le persone vanno in vacanza alla ricerca di piccoli angoli di paradiso fuori dai confini del vivere costantemente sotto assedio. Gennaio si presenta come un pittore pazzo con la sua tavolozza piena di colori mischiati, vertigine di sensazioni. Gennaio segna l’inizio di un nuovo anno, del cambiamento desiderato, di un futuro più giusto e dignitoso, continuando la lotta a fatica. Il sole cocente, le strade che sudano vapore che sale dai marciapiedi deserti o con gente di fretta, testa china e sguardo perso nel vuoto scavato dalla dittatura. Gennaio, dividendo la speranza in pezzetti di carta, storie che nessuno vuole più raccontare, dopo la disperazione e l’umiliazione subite. Godendo di una libertà che non si può definire tale, costretti a restare nell’ombra, donne e uomini con passi furtivi ma coerenti con i propri ideali, solidali con i propri compagni. Donne e uomini coraggiosi, a viso aperto, affrontano quotidianamente il male assoluto rappresentato da agenti, soldati e civili conniventi. Le aberrazioni delle torture subite dagli esseri umani, inflitte da individui che mantengono solo le sembianze di esseri umani ma in realtà non lo sono, diventano esperti automi nel portare avanti la guerra sporca contro presunti sovversivi. In realtà sono loro i reazionari, quelli che tengono milioni di cileni in uno stato di terrore costante e controllato, che usano armi non convenzionali grazie all’addestramento militare con maestri occidentali e democratici. Gennaio ci consegna l’amarezza, il lutto, le lacrime e l’assenza. Gennaio, nuove sfide negate, sole cocente, respiro delle strade, guerra sporca che continua.
Mi chiamo Julio Fidel Flores Pérez, ho 22 anni e sono uno studente di ingegneria mineraria, sono membro del Movimento di Sinistra Rivoluzionaria. Credo che la lotta sia l’unica possibilità che ci resta per sconfiggere il regime in cui viviamo. Ho una sorellina di nome Arcadia. Gli agenti mi arrestarono il 10 gennaio 1975 a casa mia davanti ai miei genitori e ad Arcadia. Tremavano come foglie lasciate al vento. Hanno messo sottosopra la nostra casa e poi mi hanno costretto ad accompagnarli. È stata l’ultima volta che ho visto i miei cari e che loro hanno visto me. Mi hanno trasferito in una struttura, tra le peggiori, dove l’inferno è diventato reale. Mi hanno picchiato, l’elettricità mi ha attraversato il corpo legato alla griglia, mi hanno fatto di tutto, cose che non si possono nemmeno immaginare. Ero in quella che sarebbe stata conosciuta come la famigerata Villa Grimaldi, una delle strutture della DINA. Mi hanno fatto sparire. Di me non è stato trovato nemmeno un piccolo osso.
Gennaio e la ricerca instancabile di mia sorella Arcadia, dov’è mio fratello Julio? Ha chiesto e urlato. Guarda! È passato di qui? Ha percorso la mia memoria e il mio viso, cercandolo in ogni luogo di detenzione. Gennaio, io che sogno e combatto con il mio destino. Sono scomparso. La foto apposta sul petto di chi continua a ricordarmi.)
Julio Fidel Flores Pérez, 22 anni, celibe, studente di ingegneria mineraria all’Universidad Técnica de Estado sede di Antofagasta, militante del MIR. Venne arrestato il 10 gennaio 1975 attorno all’1:30 di notte mentre si trovava a casa, alla presenza dei suoi familiari. A quell’ora arrivarono a casa sua sei agenti della Dirección Nacional de Inteligencia (DINA) fortemente armati e che si identificarono verbalmente come poliziotti. Quello che comandava il gruppo era un giovane di più o meno 25 anni mentre il resto erano persone di circa 40 anni. Senza esibire nessuna ordinanza s’introdussero nel domicilio e iniziarono la perquisizione di questo, spiegando che si trattava solo di un atto di routine. Perquisirono il patio della casa, aprirono valige, cassettoni e fecero anche a pezzi delle sigarette che erano su un comodino. Non trovarono niente di strano e per di più il capo commentò con un “è tutto normale”. Dopo mezz’ora decisero di andarsene e che Julio dovesse seguirli. I rapitori promisero alla madre della vittima, Julia Filomena Pérez, che tra quarantacinque minuti lo avrebbero riportato a casa.
Tuttavia non fu così. Al contrario Julio venne condotto alla struttura segreta di detenzione e tortura della DINA conosciuta come Villa Grimaldi, da dove scomparve il 30 gennaio 1975. In quella struttura il ragazzo venne visto da molti testimoni. Julia Myriam Escobar lo vide arrivare, dichiarando che, giorni dopo, lo rivide ma già camminava con difficoltà e curvandosi ad ogni passo. Tutti le testimonianze coincisero nel raccontare alcuni dettagli: pian piano che passavano i giorni la vittima versava fisicamente sempre più in condizioni pessime, divenne noto lo sforzo che faceva per mantenersi in piedi, i suoi passi erano molto lenti e sembrava che il corpo gli pesasse. Tutto ciò era il prodotto delle torture subite e sofferte dal giovane.
Le dichiarazioni coincisero anche nel raccontare che Julio Flores Pérez rimase a Villla Grimaldi fino alla fine di gennaio del 1975. Hugo Salinas, che condivise la cella con la vittima le notti del 27, 28 e 29 gennaio, vide quando lo portarono via da quella struttura il 30 gennaio o il 1 febbraio 1975 assieme ad un gruppo di altri detenuti.
La cattura del ragazzo si iscrisse in un’azione concertata dalla DINA destinata a disarticolare il MIR.
Nel luglio del 1975 il suo nome apparve nella lista dei 119 cileni che presumibilmente erano morti all’estero. La verità su quei fatti non venne mai accertata e nessun governo, tanto meno quello cileno, lo ratificò ufficialmente. Il tempo comprovò la falsità di quelle notizie. Furono due le liste, una di sessanta nomi che apparve nella rivista argentina Lea e l’altra di cinquantanove nel quotidiano O’Dia di Curitiba, Brasile. I 119 nomi corrispondono ad altrettante persone desaparecide, dopo che vennero arrestate tra i mesi di giugno 1974 e febbraio 1975 e la maggioranza visti da testimoni nelle strutture segrete di detenzione della DINA.
Arcadia Patricia Flores Pérez, unica sorella di Julio, lo cercò incessantemente per cinque anni, mettendo da parte i suoi studi. Dopo visse insieme a un militante clandestino del MIR. Egli venne arrestato e quando Arcadia si trovò sola a casa, gli agenti fecero irruzione producendosi uno scontro a fuoco in cui la ragazza venne uccisa. Era il 16 agosto 1981.
¡HONOR Y GLORIA ETERNA!
¡HASTA ENCONTRARLOS A TODOS!
Chantal Castiglione