Búsqueda, perpetua búsqueda, atormentada por la incertitumbre de estos tiempos plúmbeos, destrozadas promesas, nudo a la garganta, falta de aliento. Búsqueda, ¿dónde estás? Palabras imprimidas a fuego en mi carne. Palabras militantes, noches pasadas a recopilar memorias, acontecimientos y comunicados de propaganda armada. Dedos sangrantes apretan una pluma investigadora, rebelde y clandestina, una pluma rojinegra. Tamborilean los dedos sobre una máquina de escribir. ¿Dónde estás? Murmullan la calle, las piedras y el viento, gritos que brotan de mis vísceras, llorando silenciosamente a mares. Búsqueda, rabia y frustración, lugares horrorosos, mientras los uniformados cazan a los cabros chicos que con fuerza y vigor intentan derrotar este régimen que ya tanto nos hizo sufrir y que exterminó a muchos de los nuestros: hermanas y hermanos, compañeras y compañeros. Pasan los años en un vals perverso donde a bailar permanecen solo los monstruos despóticos. Ellos brindan con la sangre de mi Pueblo y de mi hermano. Yo me armo y me lanzo en la lucha empuñando el fusil como si fuera una rosa a olor de venganza, balas como espinas, el suelo de la desaparición como jardin donde cargarse recibiendo benediciones de los ausentes cercanos. Búsqueda, juramento solemne, fidelidad a un ideal, rendición de cuentas que nos llevará a la liberación gracias a nuestro sacrificio y nuestra dedición, a nuestra causa que es tan justa. Somos milicianos vadeando un río de vocales y consonantes a pie, escalando montañas baldías y áridas donde se pierde el rasgo de lo humano. Somos animales salvajes, acostumbrado a movernos en la penumbra, a camuflarnos con las sombras de la noche, sentinelas del porvenir listos al combate final, avanzando a pasos sigilosos hasta la victoria que deberá ser resplandeciente. Búsqueda, mi amado hermano Julio desaparecido, yo revolucionaria y clandestina, època plúmbea, pluma sangrienta.
Me llamo Arcadia Patricia Flores Pérez, soy la hermana de Julio Fidel Flores Pérez detenido desaparecido desde el 10 de enero de 1975, soy parte de la estructura militar del MIR y una de las fundadoras de la Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos. Tengo 27 años. Soy también la creadora del periódico “El Miliciano”. Mi sueño siempre fue lo de ser periodista. Y lo fui, involucrándome también en acciones de lucha armada y acciones de financiación para esta lucha contra la dictadura. Aquí Radio Portales, la voz de “La Negra” Arcadia hace su último llamado a la población para que se unan a la lucha. El 16 de agosto de 1981 mis hogar fue allanado por agentes de la DINA, yo me enfrentè a ellos sin miedo, respondiendo al fuego enemigo. Caí con dignidad y fé. Caí como una partisana, con honor y amor sin fin hacia mi Chile. Cai a los 27 sin haber encontrado los restos de Julio, dejando otro dolor insanable a mis padres. Caí como quería caer, en el combate.
Soy “La Negra” Arcadia, estoy buscando a mi hermano Julio. Soy la compañera que nunca se rinde y que no tiene descanso, que sigue tocando el timbre de la puerta de la historia, la que entra sin pedir permiso a nadie, porque esa historia nos pertenece. Sangre de mi sangre. Soy Arcadia Patricia Flores Pérez parte de la memoria guardada en el alma y en la lucha diaria de miles de chilenos.
(Ricerca, ricerca perpetua, tormentata dall’incertezza di questi tempi plumbei, promesse infrante, nodo alla gola, respiro corto. Ricerca, dove sei? Parole impresse a fuoco nella mia carne. Parole militanti, notti trascorse a raccogliere memorie, fatti e comunicati di propaganda armata. Dita sanguinanti stringono una penna investigativa ribelle e clandestina, una penna rossa e nera. Tamburellano le dita su una macchina da scrivere. Dove sei? Mormorano la strada, i sassi e il vento, grida che sgorgano dalle mie viscere, piangendo silenziosamente a mari. Ricerca, rabbia e frustrazione, luoghi orribili, mentre gli uomini in divisa danno la caccia ai giovani che con forza e vigore cercano di sconfiggere questo regime che già tanto ci ha fatto soffrire e che ha sterminato molti dei nostri: sorelle e fratelli, compagni e compagni. Gli anni passano in un perverso valzer dove restano a ballare solo i mostri dispotici. Brindano con il sangue del mio popolo e di mio fratello. Mi armo e mi butto nella lotta brandendo il fucile come fosse una rosa che odora di vendetta, proiettili come spine, terreno della scomparsa come un giardino dove caricarsi ricevendo benedizioni dai vicini assenti. Ricerca, giuramento solenne, fedeltà a un ideale, resa dei conti che ci porterà alla liberazione grazie al nostro sacrificio e alla nostra dedizione, alla nostra causa così giusta. Siamo miliziani che guadiamo a piedi un fiume di vocali e consonanti, scalando montagne brulle e aride dove si perde il tratto umano. Siamo animali selvaggi, abituati a muoverci nell’ombra, a mimetizzarci con le ombre della notte, sentinelle del futuro pronte al combattimento finale, avanzando a passi furtivi fino alla vittoria, che deve essere splendente. Ricerca, mio amato fratello Julio desaparecido, io rivoluzionaria e clandestina, tempo di piombo, penna insanguinata.
Mi chiamo Arcadia Patricia Flores Pérez, sono la sorella di Julio Fidel Flores Pérez, un detenuto desaparecido dal 10 gennaio 1975. Faccio parte della struttura militare del MIR e sono una delle fondatrici dell’Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos. Ho 27 anni. Sono anche l’ideatrice del giornale “El Miliciano”. Il mio sogno è sempre stato quello di fare la giornalista. E sono stata anche coinvolta in azioni di lotta armata e di azioni finanziamento per questa lotta contro la dittatura. Qui Radio Portales, la voce de “La Negra” Arcadia fa il suo ultimo appello alla popolazione per unirsi alla lotta. Il 16 agosto 1981 la mia casa fu perquisita dagli agenti della DINA, li affrontai senza paura, rispondendo al fuoco nemico. Sono caduta con dignità e fede. Sono caduta come una partigiana, con onore e amore infinito per il mio Cile. Sono caduta a 27 anni senza aver trovato i resti di Julio, lasciando ai miei genitori un altro dolore inguaribile. Sono caduta come volevo cadere, in combattimento.
Sono “La Negra” Arcadia, cerco mio fratello Julio. Io sono la compagna che non si arrende mai e che non ha riposo, che continua a bussare alla porta della storia, quello che entra senza chiedere il permesso a nessuno, perché quella storia ci appartiene. Sangue del mio sangue. Sono Arcadia Patricia Flores Pérez, parte della memoria custodita nell’anima e nella lotta quotidiana di migliaia di cileni.)
Arcadia Patricia Flores Pérez, 27 anni, studentessa di giornalismo all’Universidad de Chile, fu militante del MIR e membro della struttura militare. Dirigente studentesca ad Antofagasta, fondatrice dell’Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos, editrice del giornale “El Miliciano”. Prese parte ad azioni di propaganda armata e venne giustiziata cadendo in combattimento il 16 agosto 1981.
Arcadia sognò sin da bambina di diventare giornalista, ma il destino la trasformò nella protagonista di azioni di propaganda armata contro la dittatura. Morì crivellata di colpi, nella casa situata a Santa Petronila 644, Quinta Normal.
Scura, capelli lisci ed espressivi occhi scuri, “La Negra” Arcadia era dolce e allegra, coraggiosa e serena. La sua chiamata alla lotta arrivò in migliaia di case attraverso Radio Portales agli inizi degli anni Ottanta. Pubblicò il giornale “El Miliciano”, compito che significava fare dei reportage, scrivere, disegnare diagrammi, ritagliare gli stampi, ciclostilare, impaginare e distribuire tutto clandestinamente. Scriveva anche poesie.
Fidel Flores e Julia Pérez, i genitori, lasciarono Antofagasta negli anni Cinquanta per creare a Santiago una tipica famiglia della classe media. Entrambi si definivano apolitici. Arcadia nacque nel 1954 e arrivò a fare compagnia al fratello maggiore Julio.
Una grande famiglia la accolse ad Antofagasta, quando entrò a Pedagogia in inglese all’Universidad del Norte nel 1973, ma dopo si trasferì all’Universidad de Chile a studiare giornalismo. Si legò al Movimiento de Izquierda Revolucionaria (MIR) al quale già apparteneva suo fratello Julio. Il golpe la trovò ad Antofagasta, dove svolgeva il compito di nascondere i suoi compagni più ricercati e aiutandoli a lasciare la zona.
I genitori la fecero ritornare a Santiago, dove la vita familiare non mostrò alterazioni fino al 10 gennaio 1975. Davanti ai genitori attoniti, la casa venne assaltata da agenti della Dirección de Inteligencia Nacional (DINA), capeggiata da Osvaldo Romo. Cercavano Julio, non essendo a casa lo aspettarono mantenendo in ostaggio l’intera famiglia. Arcadia, con i suoi vent’anni, rimase segnata per sempre dalla rabbia e dalla frustrazione di vedere portare via suo fratello senza poter fare nulla.
Durante le ricerche di Julio (che ancora permane come detenuto desaparecido) conobbe a Cecilia Radrigán; anche lei cercava il fratello scomparso.
Le due giovani organizzarono nel marzo 1975 l’Agrupación de Familiares de Detenidos Desaparecidos.
Nel 1976 Cecilia e Arcadia entrarono a far parte della struttura militare del MIR, dove dettero impulso ad azioni che chiamarono di “propaganda armata”. Arcadia raccontò ai suoi genitori che aveva trovato lavoro come insegnante al sud. Entrambe costituirono uno dei primi gruppi di combattimento.
Lavorò in campagne di propaganda per rompere la censura e chiamare alla lotta. Collocò bombe carta in luoghi pubblici. Nel dicembre del 1979 ritornò clandestinamente Guillermo Rodríguez, compagno di Arcadia. Insieme fittarono una stanza ammobiliata e con vista sulla strada a Santa Petronila. Parteciparono ad “azioni finanziarie” contro alcune banche e la ragazza si dimostrò una grande combattente. Inoltre redasse e registrò personalmente il messaggio trasmesso dal gruppo di propaganda che occupò Radio Portales. Redasse anche i comunicati delle azioni armate e fece in modo che questi venissero pubblicati e diffusi da quotidiani e agenzie di informazione.
Il 16 agosto 1981, la coppia uscì presto da Santa Petronila, verso le sei del mattino. Guillermo venne catturato a Puente Alto, rimanendo in isolamento tre mesi ed essendo sottoposto poi a un consiglio di guerra. Sopravvisse ad un avvelenamento e venne scarcerato nel 1991.
Arcadia invece si recò a casa dell’amica Cecilia. Nel frattempo, secondo le testimonianze di alcuni vicini, la zona di Santa Petronila prima di mezzogiorno venne circondata. In casa entrò un gruppo di uomini armati, si sentirono degli spari e videro portare via il cadavere della ragazza. Arcadia resistette e cadde in combattimento.
I resti di Arcadia riposano ad Antofagasta insieme a quelli dei suoi genitori Fidel e Julia, che morirono poco tempo dopo. La vita dei suoi cari iniziò a spegnersi lentamente quando persero le speranze di recuperare il corpo di Julio il figlio desaparecido il 10 gennaio 1975.
¡ARCADIA FLORES PÉREZ PRESENTE AHORA Y SIEMPRE! ¡HONOR Y GLORIA ETERNA!
Chantal Castiglione