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Intervista allo scrittore cosentino Michele D’Ignazio, autore del libro “Fate i tuoni. Scatenate tempesta, seminate poesia”

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Intervista allo scrittore cosentino Michele D’Ignazio, autore del libro “Fate i tuoni. Scatenate tempesta, seminate poesia”

Questa settimana ho il piacere di portare qui sul sito di Arci Mediaterronia un grande scrittore cosentino, Michele D’Ignazio, che si è gentilmente prestato per un’intervista. Nato a Cosenza nel 1984, Michele scrive libri per bambini da molto tempo e in particolare è da poco uscito la sua ultima fatica, dal titolo “Fate i tuoni. Scatenate tempesta, seminate poesia”. Oggi ci parlerà un po’ di lui e del suo ultimo lavoro.

Ciao Michele e benvenuto! Grazie di essere qui con noi oggi. Come stai?

Tutto bene grazie, tu?

Tutto bene, iniziamo con le domande.

  1. Com’è nata la tua passione per la scrittura?

Innanzitutto leggendo. Ho avuto la fortuna di crescere in una casa piena di libri e alcuni di questi, quando avevo più o meno quindici anni, mi hanno profondamente colpito, insegnandomi a guardare il mondo con uno sguardo diverso. E così ho iniziato a fare delle prove. A sperimentare. La passione è cresciuta a poco a poco, durante gli anni del liceo, grazie anche a una professoressa di italiano che mi incoraggiava a coltivare i miei talenti. Ho continuato nel periodo universitario e, alla fine di tutto il mio percorso di studi, ho anche frequentato per due anni una scuola di scrittura. È stato un periodo fondamentale, sia perché la scrittura, come tutti i mestieri, ha i suoi trucchi ed è bene conoscerli, sia perché per due anni ho potuto dedicarmi totalmente ai libri e alla letteratura.

  •  Qual è stato il primo libro che hai letto?

Se intendi i primissimi libri letti da bambino, come gli albi illustrati, sono stati dei libri in inglese. Dai due ai quattro anni ho vissuto negli Stati Uniti d’America e ricordo un libro molto dolce che si intitolava “Grandpa and I”, ma ne avevo tanti che sfogliavo. Più avanti, quando è esplosa in me la passione per la letteratura, tre dei primissimi romanzi che ho letto sono stati “Il mondo alla fine del mondo” di Luis Sepulveda, “Fontamara” di Ignazio Silone e “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi

  1. I tuoi libri sono rivolti soprattutto ad un pubblico di bambini. Pensi che le tue storie hanno cambiato la vita di qualcuno di loro?

Più che altro è una speranza. Così come alcuni libri hanno cambiato la mia di vita, spero che possa in qualche modo restituire alle nuove generazioni quello che ho provato io. Leggere è un grande momento di crescita e di confronto con il mondo ed io scrivo spinto da un sentimento altruistico: spero davvero di tramandare ciò che ho imparato. Walter Benjamin diceva che un buon libro deve essere “solido, utile e irripetibile”. Spero che i miei (o anche solo uno o due) lo siano.

  1. “Fate i tuoni. Scatenate tempesta, seminate poesia.” Questo è il titolo della tua ultima fatica letteraria. Di cosa parla questo libro?

I protagonisti di questa storia sono tre. C’è Murad, che scappa dalla guerra e cerca una nuova casa, portandosi dietro un piccolo simbolo delle proprie radici. C’è Zaira, che insegue un sogno, qualcosa di importante in cui credere e impegnarsi, e trascorre le giornate a sorvegliare un nido di Caretta caretta in attesa della schiusa delle uova. Entrambi hanno dodici anni, ma sono già alla ricerca del loro posto nel mondo. Infine, c’è il piccolo borgo affacciato sul Mediterraneo, che non si arrende a quello che appare un inevitabile svuotamento e vuole tornare a essere “casa” per qualcuno.

È la storia di un piccolo paese che rinasce, accogliendo.

  •  Come mai hai scelto proprio questo titolo?

A dispetto del più sentito “fate i buoni”, “fate i tuoni” vuole essere un incoraggiamento a farsi sentire, a mettersi in gioco in prima persona, a non aspettare, restando solo semplici spettatori. Bisogna fare i tuoni, diventare pioggia gentile per allontanare l’indifferenza e l’aridità sociale, seminando poesia.

Ci tengo però a precisare che non va in contrasto con l’essere buoni. I tuoni sono buoni, fanno parte del tutto. C’è bisogno di sole, ma anche di pioggia e elettricità.

  • Cosa ti ha ispirato a scrivere questa storia?

Un evento accaduto a Badolato nel lontano 1997: lo sbarco della nave Ararat, su cui viaggiavano 892 persone, e la successiva accoglienza che il paese dimostrò, aprendo le porte delle loro case antiche.

Badolato rinacque, aprendosi al mondo.

  •  L’immigrazione è un tema molto attuale e se ne sente parlare spesso. Come mai hai scelto di parlare di questo tema così delicato e così adulto in un libro per bambini?

In realtà credo che ai bambini e agli adolescenti si possa parlare di tutto. Non esistono argomenti che non si possano affrontare. Il punto è come se ne parla. Ci vuole delicatezza, poesia, apertura. Ci vuole uno sguardo sognante e comunque sempre speranzoso. Confrontarsi è fondamentale, soprattutto per loro, che sono una generazione in cui tante cose arrivano senza troppi filtri o spiegazioni, in maniera violenta.

  • Ci sono tanti giochi di parole all’interno del libro, a partire dallo stesso titolo. Come mai questa scelta stilistica?

Mi piace giocare con le parole. Cerco di far capire ai giovani, ma non solo a loro, che la lingua non è solamente un insieme di regole, ma si può sperimentare. E sperimentando, si capisce ancor di più l’importanza e la bellezza del linguaggio. Si va in profondità e si rimane incantati. Proprio come quando si guarda un giocoliere che stupisce. È importante che ci siano dei “giocolieri di parole”.

  • Come ti sentivi mentre scrivevi questo libro?

Ogni scrittura è un viaggio, accompagnato da tante riflessioni, emozioni, scoperte. E, rispetto ai miei altri libri, questo è stato un viaggio che è durato tanto tempo.

  1. Quando hai iniziato a scrivere avevi in mente tutto il libro o l’hai creato strada facendo?

Ha trovato la sua strada a poco a poco. Mi ritornano in mente i versi di una poesia di Machado: “El camino se hace en el andar”. Il cammino si fa strada facendo.

Grazie per essere stato con noi Michele, a presto!

Qualcosa su di me

Mi chiamo Alessio Carrozzo e frequento la facoltà di “Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione” all’Università della Calabria. Qui ad Arci MediaTerronia sono un tirocinante e grazie a loro ho ricevuto questo spazio sul loro sito dedicato alle mie passioni, ovvero la cultura e lo sport. Nell’arco dei prossimi mesi, vi farò compagnia con articoli dedicati a film, libri, serie tv, musica, sport e tanto altro, creando spunti di riflessione su temi sociali e di attualità o semplicemente informandovi e segnalandovi qualcosa in particolare che ha destato la mia attenzione. Rimanete aggiornati e lasciatevi trasportare dalla corrente.

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