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La Fiera di San Giuseppe, una tradizione antichissima da sempre nei cuori dei cosentini

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San Giuseppe, la Festa del Papà e la Fiera

Oggi, 19 marzo, in molti Paesi del Mondo si festeggia la Festa del Papà, lo stesso giorno in cui viene commemorato San Giuseppe nel calendario gregoriano. È stata scelta proprio questa data per festeggiare i papà in onore del Santo, essendo stato lui il padre adottivo di Gesù nella tradizione cristiana. Da più di sette secoli a questa parte, nei giorni precedenti la Festa del Papà e fino a questa particolare data, a Cosenza ha luogo la Fiera di San Giuseppe. Si tratta di una grande fiera piena di bancarelle e stand di ogni tipo, dalla vendita di prodotti per la casa al cibo tipico locale, che nel corso degli anni ha cambiato molte volte location, perché a volte si estendeva nella parte vecchia della città, vicino alla confluenza del Busento nel Crati (i due fiumi di Cosenza), mentre altre volte si svolgeva lungo Viale Giacomo Mancini, nel centro della città. Quest’anno, sarà proprio quest’ultima la zona della città interessata ad ospitare l’importante Fiera.

L’antica storia della Fiera

Per noi cosentini, prendere parte a questo evento è una tradizione antichissima. Pensate che la prima edizione della Fiera cosentina fu organizzata nel lontano 1234, in pieno Medioevo, per volere dell’Imperatore del Sacro Romano Impero, Federico II di Svevia, soprannominato stupor mundi. L’idea dell’Imperatore era quella di favorire gli scambi commerciali all’interno della città, per farla crescere economicamente. L’unica differenza con la Fiera dei nostri tempi era che questa si svolgeva tra il mese di settembre e quello di ottobre, quindi di conseguenza non era in onore di San Giuseppe, bensì della Maddalena. Fu scelta proprio la Maddalena come figura religiosa a cui dedicare questa Fiera, perché l’evento si svolgeva vicino alla Chiesa dedicata alla Santa, che un tempo era ubicata nei pressi di un ponte sul fiume Busento, con le merci esposte ai piedi del colle Pancrazio. Qualcosa cambiò solo nel 1544, quando il Busento in piena distrusse il ponte dove si organizzava la Fiera e un brutto terremoto colpì la città cosentina lo stesso anno, distruggendo anche la Chiesa della Maddalena. A causa di questi problemi, i nostri antenati furono costretti a sospendere la Fiera per la bellezza di vent’anni. Solo nel 1564 la tradizione riprese a prendere piede, con una grande novità. Da quell’anno, infatti, la Fiera non si sarebbe più tenuta tra settembre e ottobre, ma molti mesi prima, a marzo. In quel periodo, infatti, i lavori del nuovo ponte, costruito nei pressi del convento dei domenicani, furono terminati e il viceré di Spagna lo inaugurò proprio il 19 marzo, facendo ripartire anche la tradizione della Fiera. Con il tempo, questa data ha assunto anche un significato simbolico, perché la metà di marzo coincide con l’equinozio di primavera, simbolo di rinascita e di nuova vita, proprio ciò di cui aveva bisogno la nostra Fiera dopo un ventennio di stallo. Da quell’anno in poi, la Fiera, che divenne ufficialmente celebrata in onore di San Giuseppe, si è sempre tenuta in questo periodo, senza ulteriori modifiche.

Federico II di Svevia, fondatore della prima fiera nella città di Cosenza

Non c’era solo una fiera a Cosenza

Ed ora una curiosità molto interessante legata alla storia della città di Cosenza. Un tempo la Fiera di San Giuseppe non era l’unica fiera che si svolgeva in città. A partire dal Quattrocento, infatti, un evento simile era consacrato all’Annunziata, visto che si svolgeva nello slargo antistante l’antico ospedale dell’Annunziata, dove oggi sorge il Palazzo dei Bruzi. Il ricavato delle vendite serviva a ristorare proprio le casse della struttura sanitaria e assistenziale. Un secolo dopo, invece, prese il via anche la Fiera di “Sant’Agostino” che aveva come location il sagrato della chiesa omonima. Queste fiere, a differenza della Fiera di San Giuseppe, non sono riuscite a diventare delle vere e proprie tradizioni della città, scomparendo negli anni. 

I dolci tipici della Fiera di San Giuseppe

Tornando alla nostra Fiera, un simbolo importante è la zeppola, un dolce di dimensioni varie preparato con ingredienti semplici, come uova, farina, burro, zucchero e crema pasticcera. Un significato interessante che si può associare alle zeppole è che, vista la loro forma che ricorda un piccolo sole, esse rappresentano l’arrivo della primavera e il conseguente ritorno al sole. Va però specificato che le zeppole non sono un dolce tipico solo della nostra Fiera, ma vengono mangiate in diverse regioni del Sud Italia e anche in Umbria e Abruzzo. I dolci che si possono definire davvero calabresi doc, e si possono trovare negli stand culinari della Fiera di San Giuseppe, sono i mostaccioli di Soriano Calabro. Si tratta di delizie a base di miele e farina, realizzate in tante diverse forme e caratterizzati da piccoli quadratini di carta stagnola colorata, che impreziosiscono i biscotti.

Zeppole, dolce tipico della Fiera di San Giuseppe

Il vero significato della Fiera di San Giuseppe

Sicuramente la Fiera di San Giuseppe è carica di significati che vanno dal sacro al profano, però una cosa è certa: essa rappresenta l’unione fra diversi popoli di diverse parti del mondo, infatti, fin dagli esordi, la Fiera ha accolto molti commercianti provenienti da ogni angolo del pianeta. Cosa che continua a fare ancora oggi, e con molto onore aggiungerei.

Qualcosa su di me

Mi chiamo Alessio Carrozzo e frequento la facoltà di “Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione” all’Università della Calabria. Qui ad Arci MediaTerronia sono un tirocinante e grazie a loro ho ricevuto questo spazio sul loro sito dedicato alle mie passioni, ovvero la cultura e lo sport. Nell’arco dei prossimi mesi, vi farò compagnia con articoli dedicati a film, libri, serie tv, musica, sport e tanto altro, creando spunti di riflessione su temi sociali e di attualità o semplicemente informandovi e segnalandovi qualcosa in particolare che ha destato la mia attenzione. Rimanete aggiornati e lasciatevi trasportare dalla corrente.

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