Qualche giorno fa, sono andato al cinema a vedere un film molto interessante. Come potete immaginare dal titolo di questo articolo, sto parlando di Past Lives, film uscito negli USA il 2 giugno 2023, ma nelle sale italiane solo il 14 febbraio 2024. Presentato in anteprima al Sundance Film Festival 2023, questo è il primo lungometraggio della regista sudcoreana naturalizzata canadese Celine Song, che alla sua prima esperienza cinematografica ha già ricevuto due nomination ai Premi Oscar 2024, una per il Miglior Film e una per la Miglior sceneggiatura originale!
Il film, in parte autobiografico come ha affermato la stessa regista in diverse interviste, ha come protagonista Na Young, una giovane ragazzina sudcoreana che nel 2000 ha dovuto abbandonare la sua terra per emigrare insieme alla mamma e alla sorella a Toronto, in Canada. È stata quindi costretta a lasciare tutta la sua vecchia vita alle spalle, in particolare il rapporto che aveva con un suo compagno di classe, chiamato Hae Sung. I due si piacevano, ma dopo la partenza di Na Young (che arrivata in Canada ha deciso di cambiare nome in Nora per occidentalizzarsi) hanno perso i contatti. Gli anni passavano, ma Hae non ha mai smesso di cercare la sua amica. Passati ben dodici anni, nel 2012, Nora si era ormai trasferita a New York e lavorava come sceneggiatrice e Hae studiava ingegneria all’Università di Seul. Proprio in quell’anno, la ragazza ha scoperto, tramite un gruppo Facebook, che Hae la stava cercando, ma non riusciva a trovarla per via del suo cambio di nome. Dopo essersi finalmente ritrovati, i due hanno iniziato a parlare su Skype tutti i giorni nei successivi mesi, ma ben presto si sono resi conto che il loro rapporto sembrava non andare da nessuna parte, vista la distanza. A malincuore, hanno deciso quindi di smettere di parlare e di proseguire ognuno per la sua strada. Altri dodici anni dopo, nel 2024, Nora si è felicemente sposata con Arthur, un ragazzo americano conosciuto in un ritiro per scrittori, e i due vivono a Manhattan. Proprio in quel periodo, Nora viene ricontattata da Hae, che la avverte di un suo imminente viaggio a New York per vacanza. Dopo aver saputo, Arthur si sente un po’ minacciato da questa notizia e si domanda se Nora provasse ancora dei sentimenti per il suo amico e se lei lo avesse sposato solo per la green card, visto che la loro storia d’amore non reggeva il confronto con l’altra. Lei, però, lo rassicura e gli dice che è davvero innamorata di lui e che con Hae non sarebbe successo niente di male, sarebbe stata solo una scusa per rivederlo dopo tanto tempo. I due amici d’infanzia, quindi, si rincontrano e passano una giornata in giro per New York e in quell’occasione Nora capisce che Hae non è venuto a New York solo per vacanza, ma per vedere lei. La serata successiva, Arthur decide di conoscere Hae e i tre vanno tutti insieme a bere in un bar. In quel contesto, conversare diventa molto complicato, perché Hae conosce solo il coreano e non l’inglese, mentre Arthur parla pochissimo il coreano. Nonostante questo, Nora cerca di tradurre al marito ciò che Hae sta dicendo, ma più la conversazione va avanti e più i due amici d’infanzia parlano tra di loro, escludendo Arthur. In quel momento, Hae dice ciò che davvero pensa di lei, confessando che per tutta la vita l’ha cercata, ma che purtroppo non sono destinati a stare insieme, perché lei è legata ad Arthur. In questo discorso si ricollega il titolo stesso del film, perché i due molto probabilmente sono stati insieme in una o più altre vite passate, ma non sono destinati a stare insieme in questa. La storia finisce con il saluto finale tra Nora ed Hae e ognuno dei due riprende la loro vita, senza più la necessità di incontrarsi di nuovo perché ormai si sono detti tutto quello che si potevano dire.
Questa storia offre tanti spunti di riflessione. In primis, la difficoltà di abbandonare la propria terra d’origine. Non è facile lasciarsi tutto alle spalle, ma spesso è necessario per molti, pur di trovare fortuna in un posto migliore. All’inizio la nostalgia è molto forte e integrarsi in una nuova realtà non è affatto semplice, soprattutto se si è anche costretti a parlare una nuova lingua. Nel corso della pellicola, fortunatamente la protagonista si adatta molto bene allo stile di vita canadese e in seguito a quello statunitense e impara molto bene l’inglese, complice anche il fatto che lei è emigrata durante l’infanzia e non in età adulta, visto che in quest’ultimo caso sarebbe stato più difficile abbandonare certi usi e costumi. Più passano gli anni e più Nora perde il legame con la sua terra natia, ma non appena si riavvicina ad Hae, questo legame acquista nuova vita. Lei, infatti, riprende a parlare coreano dopo tanti anni e si accorge di non ricordarsi nemmeno così tanto bene la lingua. Hae la tiene aggiornata su tutto ciò che accade a Seul e insieme i due fantasticano anche su un ipotetico ritorno in patria di lei per venirlo a trovare e per ripercorrere le sue origini perdute. Nel corso del film, è proprio questo il momento in cui la protagonista si sente più legata alla sua terra e prova maggior nostalgia, ma questo stato d’animo non dura per molto. Più passa il tempo e più lei si rende conto di non appartenere a quel mondo lì e che il suo mondo ormai è negli Stati Uniti. Il tanto sognato ritorno in patria, infatti, non avverrà mai e sarà proprio Nora a decidere di voler tagliare i ponti con Hae, perché il loro rapporto non stava portando da nessuna parte.
Nel terzo atto del film, viene affrontata un’altra importante tematica. Nora intraprende una relazione con un ragazzo americano, Arthur, e i due si sposano. Viene così raccontata la loro relazione interculturale e anche le difficoltà che si trovano a vivere ogni giorno. Nel 2024, i due sono già sposati da sette anni, quindi hanno avuto modo di conoscersi e Arthur ha cominciato anche a capire il coreano e a parlarlo un pochino. Nonostante questo, dopo che Nora ha avvisato il marito che il suo amico d’infanzia sarebbe venuto a New York, Arthur discute con lei di un problema di comunicazione che ha notato nella coppia. Nora parla sì inglese da molti anni, però il marito ha notato che l’unica lingua che la moglie biascica durante il sonno è il coreano. Lui riflette su questo, pensando che conosce la moglie solo in parte, perché è come se durante la notte lei si chiudesse su sé stessa in una fortezza impenetrabile, non dando modo al marito di oltrepassare questa barriera invisibile. Arthur confessa che forse ha deciso di imparare il coreano proprio per questo motivo, per comprenderla in ogni momento, soprattutto mentre dorme. Soffermandoci sul personaggio di Arthur, ci viene anche mostrato lo straniamento che lui prova durante la conversazione al bar tra Nora e Hae, percepibile fin dentro le ossa. Qui si vede lui rassegnato, come se non volesse nemmeno più sforzarsi di comprendere cosa i due si stessero dicendo, restando in disparte e capendo che lui in quel momento era il terzo incomodo e che forse non doveva essere lì. In quella particolare situazione, abbiamo assistito ad un rovesciamento, perché era come se Arthur fosse lo straniero e non Hae, e stesse provando ciò che anche l’uomo coreano provava durante il suo soggiorno a New York, visto che quest’ultimo non parlava in inglese. Dopo la conversazione tra i due amici coreani, Nora va un attimo in bagno, lasciando i due uomini da soli e in quel momento Hae (in un inglese molto elementare) si scusa per aver parlato solo in coreano e dice al marito della sua amica che lui è molto fortunato ad averla sposata. Di tutta risposta, Arthur gli dice che lui ha fatto bene a venire in America per trovare Nora, mostrando che in fondo capiva le motivazioni che hanno spinto l’uomo a intraprendere quel lungo viaggio ed evidenziando la sua maturità nel gestire quella situazione delicata.
Dulcis in fundo, il tema centrale dell’intera pellicola, ovvero la mancata storia d’amore tra Nora e Hae. I due sembrano legati solo dal ricordo di un tempo passato vissuto insieme durante l’infanzia, mentre in età adulta non hanno nulla in comune. Hae rappresenta per Nora solo un legame con la Corea del Sud che negli anni stava svanendo, mentre Nora rappresenta per Hae un amore impossibile, lontano migliaia di chilometri sia a livello fisico che a livello mentale. Dopo il loro primo incontro in carne ed ossa dopo anni che non si vedevano, Nora sostiene che Hae “sembra molto coreano” e anche lei si sentiva con lui “più coreana, ma non quanto lo era lui”, evidenziando l’ormai evidente distanza che c’era tra la protagonista e le sue origini. La vita li aveva allontanati da bambini e dopo quell’evento, non c’è stato modo per loro di sentirsi vicini come lo erano stati un tempo. È molto bello il parallelismo a livello di inquadratura che c’è sia ad inizio film, quando Nora ed Hae si salutano per l’ultima volta prima della partenza di lei e i due bambini prendono strade separate, che a fine film, quando nuovamente i due si salutano a New York e Hae prende il taxi per tornare in aeroporto.
“And maybe I loved you
In another life and
I promised you that
I would find you,
somewhere on the other side.” (J. M. Storm)
Voto: 8,5/10
Qualcosa su di me
Mi chiamo Alessio Carrozzo e frequento la facoltà di “Comunicazione e Tecnologie dell’Informazione” all’Università della Calabria. Qui ad Arci MediaTerronia sono un tirocinante e grazie a loro ho ricevuto questo spazio sul loro sito dedicato alle mie passioni, ovvero la cultura e lo sport. Nell’arco dei prossimi mesi, vi farò compagnia con articoli dedicati a film, libri, serie tv, musica, sport e tanto altro, creando spunti di riflessione su temi sociali e di attualità o semplicemente informandovi e segnalandovi qualcosa in particolare che ha destato la mia attenzione. Rimanete aggiornati e lasciatevi trasportare dalla corrente.